Page 191 - Gomorra
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Smentì la versione che Nunzio De Falco aveva raccontato ai poliziotti. Quadrano inserì
l'omicidio all'interno della faida che stava avvenendo tra il suo gruppo e gli Schiavone.
Quadrano era capozona di Carinaro e i Casalesi di Sandokan gli avevano fatto fuori in
poco tempo quattro affiliati, due zii e il marito della sorella. Quadrano raccontò che
aveva deciso assieme a Mario Santoro di ammazzare Aldo Schiavone, un cugino di
Sandokan, per vendicare l'affronto. Prima dell'operazione chiamarono De Falco in
Spagna, nessuna operazione militare può essere compiuta senza il consenso di
dirigenti, ma il boss da Granada bloccò rutto poiché Schiavone, dopo la morte del
cugino, avrebbe ordinato il massacro di tutti i parenti di De Falco rimasti ancora in
Campania. Il boss segnalò che avrebbe inviato Francesco Piacenti come messaggero e
organizzatore di un suo ordine. Piacenti si fece Granada-Casal di Principe a bordo
della sua Mercedes, la macchina negli anni '80 e '90 simbolo di questo territorio. D
giornalista Enzo Biagi rimase sconvolto alla fine degli anni '90 quando ebbe per un suo
articolo i dati di vendita delle Mercedes in Italia. Casal di Principe risultava tra le
prime posizioni in Europa di vetture acquistate. Ma notò anche un altro primato: l'area
urbana col più alto tasso di omicidi d'Europa era proprio Casal di Principe. Una
relazione quella tra Mercedes e morti ammazzati che potrebbe rimanere una costante
d'osservazione per i territori di camorra. Piacenti - secondo la prima rivelazione di
Quadrano -comunicò che bisognava uccidere don Giuseppe Diana. Nessuno sapeva il
motivo della decisione ma tutti erano sicuri che "il Lupo sapeva quello che stava
facendo". Piacenti dichiarò - secondo il pentito - che avrebbe lui stesso commesso
l'omicidio, a patto che con lui fosse andato anche Santoro o qualcun altro del clan.
Mario Santoro invece titubava, chiamò De Falco dicendo che era contrario
all'omicidio, ma alla fine accettò. Per non perdere il ruolo di mediatore nel
narcotraffico con la Spagna che gli aveva concesso "'o lupo", non poteva sottrarsi a un
ordine così importante. Ma l'omicidio di un prete, e per di più senza un motivo chiaro,
non riusciva a essere accettato come un compito analogo ad altri. Nel Sistema camorra
l'omicidio risulta necessario, è come un versamento in banca, come l'acquisto di una
concessionaria, come interrompere un'amicizia. Non è un gesto che si differenzia dal
proprio quotidiano: è parte dell'alba e del tramonto di ogni famiglia, di ogni boss, di
ogni affiliato. Ma uccidere un prete, esterno alle dinamiche di potere, faceva
galleggiare la coscienza. Secondo la dichiarazione di Quadrano, Francesco Piacenti si
ritirò dicendo che a Casale lo conoscevano in troppi e quindi non poteva partecipare
all'agguato. Mario Santoro invece accettò, ma con la compagnia di Giuseppe Della
Medaglia, affiliato al clan Ranucci di Sant'Antimo, e già compagno di altre operazioni.
Secondo il pentito si organizzarono per il giorno dopo, alle sei del mattino. Ma la notte
fu tormentosa per l'intero commando. Non prendevano sonno, litigavano con le mogli,
si agitavano. Faceva paura più quel prete che le bocche di fuoco dei clan rivali.