Page 184 - Gomorra
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Mai la Chiesa, mai nessuno in questi territori aveva avuto un tale impegno
chiarificatore.
La diffidenza e la sfiducia dell'uomo del sud nei confronti delle istituzioni per la
secolare insufficienza di una politica atta a risolvere i pesanti problemi che travagliano
il Mezzogiorno, particolarmente quelli relativi al lavoro, alla casa, alla sanità e
all'istruzione;
il sospetto, non sempre infondato, di una complicità con la camorra da parte di
uomini politici che, in cambio del sostegno elettorale, o addirittura per scopi comuni,
assicurano copertura e favori;
il diffuso senso di insicurezza personale e di rischio permanente, derivante dalla
insufficiente tutela giuridica delle persone e dei beni, dalla lentezza della macchina
giudiziaria, dalle ambiguità degli strumenti legislativi.[...] il che determina, non di
rado, il ricorso alla difesa organizzata per clan o all'accettazione della protezione
camorristica;
la mancanza di chiarezza nel mercato del lavoro, per cui trovare una occupazione è
più una operazione di tipo camorristico-clientelare che il perseguimento di un diritto
fondato sulla legge del collocamento;
la carenza o l'insufficienza, anche nell'azione pastorale, di una vera educazione
sociale, quasi che si possa formare un cristiano maturo senza formare l'uomo e il
cittadino maturo.
Don Peppino aveva organizzato una marcia anticamorra alla fine degli anni '80,
dopo che c'era stato un assalto di massa alla caserma dei carabinieri di San Cipriano
d'Aversa. Decine di persone volevano distruggere gli uffici e pestare gli ufficiali
perché alcuni carabinieri avevano osato intervenire durante un litigio tra due ragazzi
del paese nel bel mezzo di una serata di spettacolo per i festeggiamenti del santo
patrono. La caserma di San Cipriano è schiacciata in un vicolo, non c'era via di
salvezza per marescialli e appuntati. Dovettero intervenire i capizona del clan per
sedare la rivolta, mandati direttamente dai boss a salvare il manipolo di carabinieri.
All'epoca dominava ancora Antonio Bardellino, e suo fratello Ernesto era il sindaco
del paese.
Noi, Pastori delle Chiese della Campania, non intendiamo, però, limitarci a
denunciare queste situazioni; ma, nell'ambito delle nostre competenze e possibilità,