Page 185 - Gomorra
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intendiamo  contribuire  al  loro  superamento,  anche  mediante  una  revisione  e
            integrazione dei contenuti e dei metodi dell'azione pastorale.

                 Don  Peppino  iniziò  a  mettere  in  dubbio  la  fede  cristiana  dei  boss,  a  negare
            esplicitamente  che  ci  potesse  essere  alleanza  tra  il  credo  cristiano  e  il  potere
            imprenditoriale, militare e politico dei clan. In terra di camorra il messaggio cristiano
            non  viene  visto  in  contraddizione  con  l'attività  camorristica:  il  clan  che  finalizza  la

            propria attività al vantaggio di tutti gli affiliati considera il bene cristiano rispettato e
            perseguito  dall'organizzazione.  La  necessità  di  uccidere  i  nemici  e  i  traditori  viene
            vista come una trasgressione lecita, il non uccidere inscritto nelle tavole di Mosè può
            nell'argomentazione  dei  boss  essere  sospeso  se  l'omicidio  avviene  per  un  motivo
            superiore, ovvero la salvaguardia del clan, degli interessi dei suoi dirigenti, del bene

            del gruppo e quindi di tutti. Ammazzare è un peccato che verrà compreso e perdonato
            da Cristo in nome della necessità dell'atto.

                 A San Cipriano d'Aversa Antonio Bardellino affiliava con il rituale della pungitura,
            usato  anche  da  Cosa  Nostra:  una  modalità  che  apparteneva  a  rituali  che
            progressivamente sono andati scomparendo. Il polpastrello destro dell'aspirante veniva
            punto con uno spillo e il sangue fatto colare sull'immagine della Madonna di Pompei.

            Poi  questa  veniva  fatta  bruciare  su  una  candela  e  passata  di  mano  in  mano  a  tutti  i
            dirigenti del clan che erano disposti in piedi lungo il perimetro di una tavola. Se tutti
            gli affiliati baciavano la Madonna, il nuovo presentato diveniva ufficialmente parte del
            clan.  La  religione  è  un  riferimento  costante  per  l'organizzazione  camorristica,  non
            soltanto come forma scaramantica o residuo culturale ma come forza spirituale che ne
            determina le scelte più intime. Le famiglie camorristiche, e in particolar modo i boss

            maggiormente carismatici, spesso considerano il proprio agire come un calvario, un
            assumersi sulla propria coscienza il dolore e il peso del peccato per il benessere del
            gruppo e degli uomini su cui regnano.

                 A Pignataro Maggiore il clan Lubrano fece restaurare a proprie spese un affresco
            raffigurante una Madonna. È detta la "Madonna della camorra", poiché a lei si sono
            rivolti per chiedere protezione i più importanti latitanti di Cosa Nostra fuggiti dalla

            Sicilia a Pignataro Maggiore. Non è difficile infatti immaginarsi Totò Rima, Michele
            Greco, Luciano Liggio o Bernardo Provenzano, chini sugli scranni dinanzi all'affresco
            della Madonna, che implorano di essere illuminati nelle loro azioni e protetti nelle loro
            fughe.


                 Quando Vincenzo Lubrano venne assolto organizzò un pellegrinaggio con diversi
            pullman  a  San  Giovanni  Rotondo  per  ringraziare  Padre  Pio,  artefice,  secondo  lui,
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