Page 166 - Gomorra
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come i crimini economici dei loro colletti bianchi. Del resto i boss non possono essere
eterni.
Cutolo lascia a Bardellino, Bardellino a Sandokan, Sandokan a Zagaria, La Monica
a Di Lauro, Di Lauro agli Spagnoli e loro a chissà quali altri. La forza economica del
Sistema camorra è proprio nel continuo ricambio di leader e di scelte criminali. La
dittatura di un uomo nei clan è sempre a breve termine, se il potere di un boss durasse a
lungo farebbe levitare i prezzi, inizierebbe a monopolizzare i mercati irrigidendoli,
investirebbe sempre negli stessi spazi di mercato non esplorandone di nuovi.
Invece che divenire un valore aggiunto all'economia criminale diverrebbe ostacolo
agli affari. E allora appena un boss raggiunge il potere, dopo poco emergeranno nuove
figure pronte a prenderne il posto con la volontà di espandersi e camminare sulle
spalle dei giganti che loro stessi hanno contribuito a creare. Lo ricordava sempre uno
dei più attenti osservatori delle dinamiche di potere, il giornalista Riccardo Orioles:
"La criminalità non è il potere, ma uno dei poteri". Non ci sarà mai un boss che vuole
sedere al governo. Se la camorra fosse tutto il potere non ci sarebbe il suo business che
risulta essenziale nel meccanismo dello scalino legale e illegale. In questo senso ogni
arresto, ogni maxiprocesso, sembra piuttosto un modo per avvicendare capi, per
interrompere fasi, piuttosto che un'azione capace di distruggere un sistema di cose.
I visi pubblicati in successione il giorno dopo dai giornali, uno a fianco all'altro, i
visi dei boss, dei gregari, dei ragazzini affiliati e di vecchi avanzi di galera,
rappresentavano non un girone infernale di criminali, ma tasselli di un mosaico di
potere che nessuno per vent'anni aveva potuto ignorare o sfidare. Dopo la sentenza
"Spartacus", i boss in carcere iniziarono a lanciare minacce implicite ed esplicite ai
giudici, ai magistrati, ai giornalisti, a tutti coloro che ritenevano responsabili di aver
fatto di un manipolo di manager del cemento e delle bufale dei killer agli occhi della
legge.
II senatore Lorenzo Diana continuava a essere il bersaglio privilegiato del loro
odio. Con lettere inviate a giornali locali, esplicite minacce lanciate durante i processi.
Subito dopo la sentenza "Spartacus" alcune persone erano entrate nell'allevamento di
trote del fratello del senatore, le avevano sparse d'intorno, e fatte morire lentamente,
lasciandole dimenare in terra, asfissiate dall'aria. Alcuni pentiti avevano addirittura
segnalato tentativi di agguato da parte di "falchi" dell'organizzazione contro il senatore.
Operazioni poi fermate dalla mediazione dei settori più diplomatici del clan. Ad averli
dissuasi era stata anche la scorta. La scorta armata non è mai un limite per i clan. Non
hanno paura di auto blindate e poliziotti, ma è un segnale, il segnale che quell'uomo che