Page 162 - Gomorra
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Pestavano i camionisti, rapinavano i Tir delle aziende concorrenti, bruciavano i
depositi. Un clima di paura diffusa, tanto che nelle zone controllate dai clan era
impossibile non solo distribuire, ma anche trovare qualcuno che fosse disposto a
vendere marchi diversi da quelli imposti dai Casalesi. A pagare, alla fine, erano i
consumatori: perché in una situazione di monopolio e di mercato bloccato, i prezzi
finali erano fuori da ogni controllo per mancanza di una vera concorrenza.
Il grande accordo tra le aziende nazionali del latte e la camorra era venuto fuori
nell'autunno del 2000, quando un affiliato dei Casalesi, Cuono Lettiero, aveva
cominciato a collaborare con i magistrati e a raccontare i rapporti commerciali stretti
dai clan. La certezza di avere una vendita costante era il modo più diretto e automatico
per avere garanzie con le banche, era il sogno di ogni grande impresa. In una situazione
del genere Cirio e Parmalat risultavano ufficialmente "parti offese" cioè vittime delle
estorsioni, ma gli investigatori si sono convinti che il clima degli affari era
relativamente disteso e le due parti, le imprese nazionali e i camorristi locali agivano
con reciproca soddisfazione.
Mai Cirio e Parmalat avevano denunciato di subire in Campania le imposizioni dei
clan, seppure nel 1998 un funzionario della Cirio era stato vittima di un'aggressione
nella sua abitazione nel casertano, dov'era stato selvaggiamente picchiato con un
bastone sotto gli occhi della moglie e della figlia di nove anni perché non aveva
obbedito a ordini dei clan. Nessuna ribellione, nessuna denuncia: la sicurezza del
monopolio era meglio dell'incertezza del mercato. I soldi distribuiti per mantenere il
monopolio e occupare il mercato campano dovevano essere giustificati nei bilanci
delle aziende: nessun problema, nel Paese della finanza creativa e della
depenalizzazione del falso in bilancio. False fatturazioni, false sponsorizzazioni, falsi
premi di fine anno sui volumi di latte venduto risolvevano ogni problema contabile.
Dal 1997 risultano finanziate, a questo proposito, manifestazioni inesistenti: la Sagra
della mozzarella, Musica in piazza, persino la festa di San Tammaro, patrono di Villa
Literno. La Cirio finanziava, come attestato di stima per il lavoro svolto, anche una
società sportiva gestita di fatto dal clan Moccia, la Polisportiva Afragolese, oltre a una
fitta rete di club sportivi, musicali, ricreativi: la "società civile" dei Casalesi nel
territorio.
Il potere del clan negli ultimi anni è cresciuto enormemente riuscendo ad arrivare
nell'est Europa: Polonia, Romania, Ungheria. Proprio in Polonia, nel marzo 2004, era
stato arrestato Francesco Schiavone, Cicciariello, il cugino di Sandokan, il boss
baffuto e tracagnotto, una delle personalità principali del sodalizio camorristico. Era
ricercato per dieci omicidi, tre sequestri di persona, nove tentativi di omicidio e