Page 159 - Gomorra
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Mario era disposto a sacrificare suo fratello, pur di mantenere ben saldo il potere del
clan. Bardellino si lasciò convincere e fece ammazzare Mimi mentre stava andando al
lavoro nel suo mobilificio. Subito dopo l'agguato Cicciotto di Mezzanotte e Sandokan
fecero pressione su Mario Iovine perché eliminasse Bardellino, dicendogli che aveva
osato uccidere suo fratello per un pretesto, soltanto per una voce. Un doppio gioco che
sarebbe riuscito a mettere l'uno contro l'altro. Iniziarono a organizzarsi. I delfini di
Bardellino erano tutti d'accordo per eliminare il capo dei capi, l'uomo che più di tutti
in Campania aveva creato un sistema di potere criminal-imprendito-riale. Il boss fu
convinto a spostarsi da Santo Domingo nella villa brasiliana. Gli raccontarono che
aveva l'Interpol alle costole. In Brasile, nel 1988, lo andò a trovare Mario Iovine con il
pretesto di mettere a punto i loro affari circa l'impresa di import-export di farina di
pesce-coca. Un pomeriggio Iovine - non trovandosi più nei calzoni la pistola - prese
una mazzuola e sfondò il cranio di Bardellino. Seppellì il corpo in una buca scavata
sulla spiaggia brasiliana, dove però non fu mai trovato, e così nacque la leggenda che
Antonio Bardellino fosse in realtà ancora vivo a godersi le sue ricchezze in qualche
isola sudamericana. Eseguita l'operazione, il boss telefonò immediatamente a Vincenzo
De Falco per comunicare la notizia e dare inizio alla mattanza di tutti i bardelliniani.
Paride Salzillo, nipote di Bardellino e suo vero erede sul territorio, venne invitato a un
summit tra tutti i dirigenti del cartello casalese. Racconta il pentito Carmine Schiavone
che lo fecero sedere a capotavola, in rappresentanza dello zio. Poi d'improvviso
Sandokan lo aggredì e iniziò a strangolarlo, mentre suo cugino, suo omonimo
conosciuto come "Cicciariello", e altri due affiliati Raffaele Diana e Giuseppe
Caterino, gli tenevano gambe e braccia. Avrebbe potuto ammazzarlo con una
pistolettata o una coltellata allo stomaco come facevano i vecchi boss. Era invece con
le mani che doveva ucciderlo, come si ammazzano i vecchi sovrani scalzati dai nuovi.
Da quando, nel 1345, Andrea d'Ungheria venne strangolato ad Aversa in una congiura
organizzata da sua moglie Giovanna I e dai nobili napoletani comandati da Carlo di
Durazzo che ambiva al trono di Napoli, nell'agro aversano lo strangolamento era
divenuto il simbolo della successione al trono, dell'avvicendarsi violento dei sovrani.
Sandokan doveva mostrare a tutti i boss che lui era l'erede, che lui per diritto di ferocia
era il nuovo leader dei Casalesi.
Antonio Bardellino aveva creato un sistema complesso di dominio e tutte le cellule
imprenditoriali che si erano generate nel suo seno non potevano restare ancora per
lungo tempo compattate negli scompartimenti da lui diretti. Erano giunte a maturazione,
dovevano esprimere tutto il loro potere, senza più vincoli di gerarchia. Sandokan
Schiavone divenne così il leader. Aveva messo su un sistema efficientissimo legato
tutto alla sua famiglia. Il fratello Walter coordinava le batterie di fuoco, il cugino
Carmine gestiva l'aspetto economico e finanziario, il cugino Francesco fu eletto