Page 152 - Gomorra
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appena arrivate da Cracovia. Novecentocinquanta colpi al minuto era il potere di fuoco
            degli elicotteri americani in Vietnam. Armi che avrebbero sventrato divisioni di uomini
            e di cingolati, e non batterie di fuoco di famiglie camorriste del vesuviano. La potenza
            delle armi diviene così l'ennesima possibilità di raccogliere le leve del potere reale
            del  Leviatano  che  impone  l'autorità  in  nome  della  sua  violenza  potenziale.  Nelle
            armerie  vengono  trovati  bazooka,  bombe  a  mano,  mine  anticarro,  mitragliatori,  ma
            risultano  essere  usati  esclusivamente  kalashnikov,  mitra  Uzi  e  pistole  automatiche  e

            semiautomatiche. Il resto fa parte della dotazione da utilizzare nella costruzione della
            propria  potenza  militare,  da  mostrare  sul  campo.  Con  queste  potenzialità  belliche,  i
            clan  non  si  contrappongono  alla  violenza  legittima  dello  Stato,  ma  tendono  a
            monopolizzare  loro  la  violenza.  In  Campania  non  c'è  alcuna  ossessione  alla  tregua,
            come quella dei vecchi clan di Cosa Nostra. Le armi sono l'estensione diretta delle

            dinamiche di assestamento dei capitali e dei territori, il mischiarsi di gruppi di potere
            emergenti e di famiglie concorrenti. È come se possedessero in esclusiva il concetto di
            violenza, la carne della violenza, gli strumenti della violenza. La violenza diviene un
            loro territorio, esercitarla significa addestrarsi al loro potere, al potere del Sistema. I
            clan  hanno  persino  creato  nuove  armi  disegnate,  progettate  e  realizzate  direttamente
            dagli  affiliati.  A  Sant'Antimo  -  a  nord  di  Napoli  -  nel  2004  gli  agenti  di  polizia
            trovarono nascosto in una buca scavata nel terreno e poi coperta da fasci di erbaccia un

            fucile strano, avvolto in un telo di cotone impregnato d'olio. Una sorta di micidiale
            fucile fai da te che sul mercato si trova a un prezzo di duecentocinquanta euro: nulla,
            paragonato a una semiautomatica che ha un prezzo medio di duemilacinquecento euro.
            H fucile dei clan è formato da un incastro di due tubi che possono viaggiare separati,
            una  volta  assemblati  però  divengono  un  micidiale  fucile  a  canne  mozze  caricato  a
            cartucce o a pallettoni. Progettato sul modello di un vecchio fucile giocattolo degli anni

            '80 che sparava palline da ping pong se si tirava violentemente il calcio e lasciava
            scattare una molla all'interno. Uno di quei fucili giocattolo come il "pimpamperi" che
            hanno addestrato migliaia di bambini italiani nelle guerre da salotto. Ma da lì, proprio
            da  quei  modelli  giocattolo  proviene  quello  che  qui  chiamano  solo  "'o  tubo".  E
            composto  da  due  tubi,  il  primo  di  diametro  più  grande  e  lungo  una  quarantina  di
            centimetri con una impugnatura.


                 Dentro  è  saldata  una  grossa  vite  metallica,  la  cui  punta  funge  da  otturatore.  La
            seconda parte è costituita da un tubo che ha un diametro inferiore, capace di contenere
            una  cartuccia  calibro  20,  e  una  impugnatura  laterale.  Incredibilmente  semplice  e
            terribilmente  potente.  Questo  fucile  aveva  come  vantaggio  quello  di  non  creare
            complicanze  dopo  l'utilizzo:  non  è  necessario  fuggire  e  distruggere  le  armi  dopo

            l'agguato. Basta smontarlo e il fucile diviene soltanto un tubo spezzato in due, innocuo a
            ogni eventuale perquisizione.
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