Page 126 - Gomorra
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e  massacrano  le  due  fazioni.  I  Cava  negli  anni  '70  rappresentano  una  costola  dei
            Graziano. Lo scontro nasce quando piovono a Quindici, negli anni '80, cento miliardi
            di  lire  per  la  ricostruzione  post-terremoto,  una  somma  che  innesca  il  conflitto  per
            disaccordi  circa  le  quote  di  appalti  e  tangenti  da  spartire.  I  capitali  che  arrivano
            faranno  costruire  a  entrambe  le  famiglie,  attraverso  la  gestione  delle  donne  dei  due
            clan, piccoli imperi edili. Un giorno mentre il sindaco del paese, fatto eleggere dai
            Graziano, è nel suo ufficio, un commando dei Cava bussa alla sua porta. Non spararono

            subito, e questo diede il tempo al sindaco di aprire la finestra, uscire dal suo ufficio,
            arrampicarsi  sul  tetto  del  municipio  e  scappare  sui  tetti  delle  case,  sfuggendo
            all'agguato. Il clan Graziano ha avuto tra le sue fila cinque sindaci, di cui due morti
            assassinati e tre rimossi, dal Presidente della Repubblica, per rapporti con la camorra.
            Ci fu un momento in cui però le cose sembrarono poter mutare. Una giovane farmacista,

            Olga  Santaniello,  venne  eletta  sindaco.  Solo  una  donna  tenace  poteva  rispondere  al
            potere  delle  donne  dei  Cava  e  dei  Graziano.  Tentò  in  tutti  i  modi  di  sciacquare  il
            lerciume del potere dei clan, ma non ce la fece. Una gravissima alluvione il 5 maggio
            del 1998 investì tutto il Vallo di Lauro, le case si spugnarono d'acqua e fango, le terre
            divennero stagni melmosi e le vie dei canali inagibili. Olga Santaniello morì annegata.
            Quel fango che la soffocò divenne doppiamente prolifico per i clan. L'alluvione portò
            altri danari, e con i nuovi capitali aumentò il potere delle due famiglie. Ci fu l'elezione

            di Antonio Siniscalchi, riconfermato quattro anni dopo in maniera plebiscitaria. Dopo
            la prima vittoria elettorale di Siniscalchi, dalla sede dei seggi si snodò un corteo a
            piedi,  al  quale  parteciparono  sindaco,  consiglieri  e  i  loro  più  aperti  sostenitori.  Il
            corteo  raggiunse  la  frazione  Brosagro  sfilando  davanti  all'abitazione  di  Arturo
            Graziano, detto "guaglione", ma non era a lui che i saluti erano rivolti. Erano destinati
            soprattutto alle donne dei Graziano che, in fila sul balcone in ordine di età, ricevevano

            gli omaggi del nuovo sindaco dopo che la morte aveva definitivamente eliminato Olga
            Santaniello.  Successivamente  Antonio  Siniscalchi  venne  arrestato  in  un  blitz  della
            DDA di Napoli nel giugno del 2002. Secondo le accuse della Procura Antimafia di
            Napoli, con i primi fondi della ricostruzione aveva dato in appalto i lavori per rifare il
            viale e la recinzione della villa bunker dei Graziano.

                 Le ville sparse a Quindici, i nascondigli segreti, le strade asfaltate e la pubblica

            illuminazione erano opera del comune che con i soldi pubblici aiutava i Graziano e li
            rendeva  immuni  da  attentati  e  agguati.  Gli  esponenti  delle  due  famiglie  vivevano
            barricati dietro cancelli invalicabili e sorvegliati ventiquattro ore su ventiquattro da
            telecamere a circuito chiuso.


                 Il  boss  Biagio  Cava  venne  arrestato  all'aeroporto  di  Nizza  mentre  stava
            imbarcandosi per New York. Una volta in carcere tutto il potere andò nelle mani della
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