Page 130 - Gomorra
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Non vuole più essere dominata da una famiglia di infami, non vuole più arresti e
polizia. Chi vuole prendere il loro posto deve fare fuori l'erede, deve imporsi
ufficialmente come sovrano e scacciare la radice dei Giuliano, il nuovo erede: ovvero
Salvatore Giuliano, il nipote di Lovigino. Quella sera era il giorno stabilito per
ufficializzare l'egemonia, per far fuori il rampollo che stava alzando la testa e mostrare
a Forcella l'inizio di un nuovo dominio. Lo aspettano, lo individuano. Salvatore
cammina tranquillo, si accorge all'improvviso di essere nel mirino. Scappa, i killer lo
inseguono, corre, vuole gettarsi in qualche vicolo. Iniziano gli spari. Giuliano con
molta probabilità passa davanti alle tre ragazze, approfitta di loro come scudo e nel
trambusto estrae la pistola, inizia a sparare. Qualche secondo e poi fugge via, i killer
non riescono a beccarlo. Quattro sono le gambe che corrono all'interno del portone per
cercare rifugio. Le ragazze si girano, manca Annalisa. Escono. È a terra, sangue
ovunque, un proiettile le ha aperto la testa.
In chiesa riesco ad avvicinarmi ai piedi dell'altare. Lì c'è la bara di Annalisa. Ai
quattro lati ci sono vigili in alta uniforme, l'omaggio della regione Campania alla
famiglia della ragazzina. La bara è colma di fiori bianchi. Un cellulare, il suo cellulare
viene poggiato vicino la base del feretro. Il padre di Annalisa si lamenta. Si agita,
balbetta qualcosa, saltella, muove i pugni nelle tasche. Mi si avvicina, ma non è a me
che si rivolge, dice: "E adesso? E adesso?". Appena il padre scoppia a piangere tutte
le donne della famiglia iniziano a urlare, a battersi, a dondolarsi con strilli acutissimi,
appena il capofamiglia smette di piangere, tutte le donne riprendono il silenzio. Dietro
scorgo le panche con le ragazzine, amiche, cugine, semplici vicine di Annalisa. Imitano
le loro madri, nei gesti, nello scuotere la testa, nelle cantilene che ripetono: "Non
esiste! Non è possibile!". Si sentono investite di un ruolo importante: confortare.
Eppure trapela da loro orgoglio. Un funerale per una vittima di camorra è per loro
un'iniziazione, al pari del menarca o del primo rapporto sessuale. Come le loro madri,
con questo evento prendono parte attiva alla vita del quartiere. Hanno le telecamere
rivolte verso di loro, i fotografi, tutti sembrano esistere per loro. Molte di queste
ragazzine si sposeranno tra non molto con camorristi, di alto o di infimo grado.
Spacciatori o imprenditori. Killer o commercialisti. Molte di loro avranno figli
ammazzati e faranno la fila al carcere di Poggioreale per portare notizie e soldi ai
mariti in galera. Ora però sono soltanto bambine in nero, senza dimenticare i pantaloni
a vita bassa e i perizoma. È un funerale, ma sono vestite in modo accurato. Perfetto.
Piangono un'amica, sapendo che questa morte le renderà donne. E, nonostante il dolore,
non ne vedevano l'ora. Penso al ritorno eterno delle leggi di questa terra. Penso che i
Giuliano hanno raggiunto il massimo potere quando Annalisa non era ancora nata e sua
madre era una ragazzina che frequentava ragazzine, che poi sono divenute mogli dei
Giuliano e dei loro affiliati, hanno da adulte ascoltato la musica di D'Alessio, hanno