Page 134 - Gomorra
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Kalashnikov





                 Ci avevo passato le dita sopra. Avevo anche chiuso gli occhi. Facevo scivolare il
            polpastrello dell'indice sull'intera superficie. Dall'alto in basso. Poi quando passavo
            sul buco, mezza unghia si arenava. Lo facevo su tutte le vetrine. A volte nei fori entrava

            l'intero polpastrello, a volte mezzo. Poi aumentai la velocità, percorrevo la superficie
            liscia in modo disordinato come se il mio dito fosse una sorta di verme impazzito che
            entrava  e  usciva  dai  buchi,  superava  gli  avvallamenti,  scorazzando  sul  vetro.  Sin
            quando  il  polpastrello  mi  si  tagliò  di  netto.  Continuai  a  strisciarlo  lungo  la  vetrina
            lasciando  un  alone  acquoso  rosso  porpora.  Aprii  gli  occhi.  Un  dolore  sottile,
            immediato. Il buco si era riempito di sangue. Smisi di fare l'idiota e iniziai a succhiare
            la ferita.


                 I fori dei kalashnikov sono perfetti. Si stampano violenti sui vetri blindati, scavano,
            intaccano, sembrano dei tarli che mordicchiano e poi lasciano la galleria. I colpi di
            mitra visti da lontano danno un'impressione strana, come decine di bollicine formatesi
            nel cuore del vetro, tra le diverse patine blindate. Quasi nessun commerciante dopo una
            sventagliata  di  kalashnikov  sostituisce  le  vetrine.  Qualcuno  spreme  dentro  i  fori  la

            pasta di silicone, qualcun altro li copre con nastri adesivi neri, la maggior parte lascia
            tutto così com'è. Una vetrina blindata di un negozio può costare anche cinquemila euro,
            meglio tenersi quindi queste decorazioni violente. E poi in fondo, magari divengono
            anche attrattiva per gli acquirenti che si fermano con curiosità, chiedendosi che cosa è
            successo, intrattenendosi con il proprietario dell'esercizio, insomma magari comprano
            anche  qualcosa  in  più  del  dovuto.  Piuttosto  che  sostituire  i  vetri  blindati  si  aspetta
            magari che li facciano implodere con la prossima raffica. A quel punto l'assicurazione

            paga, perché se si arriva la mattina presto e si fanno scomparire i vestiti, la raffica di
            mitra viene rubricata come rapina.

                 Sparare  sulle  vetrine  non  è  sempre  un  gesto  di  intimidazione,  un  messaggio  da
            veicolare con le pallottole, quanto piuttosto una necessità militare. Quando arrivano

            nuove partite di kalashnikov bisogna testarli. Vedere se funzionano, notare se la canna è
            ben  messa,  prenderci  confidenza,  verificare  che  i  caricatori  non  si  inceppino.
            Potrebbero provare i mitra in campagna, sui vetri di vecchie auto blindate, comprare
            lastre  da  sfasciare  in  tranquillità.  Non  lo  fanno.  Sparano  invece  sulle  vetrine,  sulle
            porte  blindate,  sulle  saracinesche,  un  modo  per  ricordare  che  non  c'è  cosa  che  non
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