Page 137 - Gomorra
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leggeri e facili da usare, richiedono una manutenzione semplice. La loro forza consiste
nel munizionamento intermedio: né troppo piccolo come quello delle rivoltelle, per
evitare di perdere la potenza di fuoco, né troppo grande per evitare il rinculo e la
scarsa maneggevolezza e precisione dell'arma. La manutenzione e il montaggio sono
tanto semplici che i ragazzi dell'ex Unione Sovietica lo imparavano sui banchi di
scuola, alla presenza di un responsabile militare, in un tempo medio di due minuti.
L'ultima volta che avevo sentito dei colpi di mitra era stato qualche anno prima.
Vicino all'università di Santa Maria Capua Vetere, non ricordo bene, era un quadrivio
però, ne sono certo. Quattro macchine bloccarono l'auto di Sebastiano Caterino, un
camorrista da sempre vicino ad Antonio Bardellino il capo dei capi della camorra
casertana negli anni '80 e '90, e lo massacrarono con un'orchestra di kalashnikov.
Quando Bardellino scomparve e la dirigenza cambiò, Caterino riuscì a scappare, a
sottrarsi alla mattanza. Per tredici anni non era uscito di casa, aveva vissuto nascosto,
metteva il naso fuori di notte, camuffandosi, uscendo dal portone della sua masseria in
auto blindate, trascorrendo la vita fuori dal suo paese. Pensava di aver trovato una
nuova autorevolezza dopo tanti anni di silenzio. Credeva che il clan rivale, ormai
dimentico del passato, non avrebbe attaccato un vecchio leader come lui. E così si era
messo a tirar su un nuovo clan a Santa Maria Capua Vetere, la vecchia città romana era
diventata il suo feudo. Il maresciallo di San Cipriano d'Aversa, il paese di Caterino,
quando è arrivato sul luogo dell'agguato, ha avuto un'unica frase: "L'hanno fatto male
proprio!". Qui infatti il trattamento che ti riservano è valutato in base ai colpi che
ricevi. Se ti ammazzano con delicatezza, un colpo alla testa o alla pancia, viene letta
come un'operazione necessaria, chirurgica, senza rancore. Ficcare oltre duecento colpi
nell'auto e oltre quaranta nel corpo è invece un modo assoluto di cancellarti dal fegato
della terra. La camorra ha una memoria lunghissima e capace di pazienza infinita.
Tredici anni, centocinquantasei mesi, quattro kalashnikov, duecento colpi, una
pallottola per ogni mese d'attesa. Le armi in certi territori hanno anche la traccia della
memoria, conservano in loro stesse con livore, una condanna che poi sputano al
momento giusto.
Quella mattina passavo le dita sulle decorazioni da mitragliatrice con lo zaino
indosso. Stavo per partire, dovevo andare da mio cugino a Milano. È strano come con
chiunque parli, qualunque sia l'argomento, appena dici che stai per andartene via ricevi
auguri, complimenti e giudizi entusiasti: " È così che si fa. Fai benissimo, lo farei
anch'io". Non devi aggiungere dettagli, specificare cosa andrai a fare. Qualunque sia il
motivo, sarà migliore di quelli che troverai per continuare a vivere in queste zone.
Quando mi si chiede di dove sono, non rispondo mai. Vorrei rispondere del sud, ma mi
pare troppo retorico. Quando poi me lo si chiede su un treno, mi fisso i piedi e fingo di