Page 121 - Gomorra
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pubblico si riconoscono i loro veli neri ai funerali, le urla durante gli arresti, i baci
            lanciati oltre le sbarre durante le udienze ai processi.

                 L'immagine  delle  donne  di  camorra  sembra  comporsi  di  visioni  scontate,  donne
            capaci di fare da eco solo al dolore e alle volontà dei maschi: fratelli, mariti, figli.
            Non  è  così.  La  trasformazione  del  mondo  camorristico  negli  ultimi  anni  ha  portato
            anche a una metamorfosi del ruolo femminile che da identità materna, da assistente di

            sventura è divenuta vera e propria figura manageriale, impegnata quasi esclusivamente
            nell'attività  imprenditoriale  e  finanziaria,  delegando  ad  altri  le  imprese  militari  e  i
            traffici illegali.

                 Una figura storica di dirigente camorrista è sicuramente Anna Mazza, vedova del

            padrino  di  Afragola,  una  delle  prime  donne  in  Italia  a  essere  condannata  per  reati
            d'associazione mafiosa, come capo di un sodalizio criminale e imprenditoriale tra i più
            potenti.  Anna  Mazza  sfruttò  inizialmente  l'aura  del  marito  Gennaro  Moccia,  ucciso
            negli  anni  '70.  La  "vedova  nera  della  camorra",  come  venne  ribattezzata,  fu  la  vera
            mente del clan Moccia per oltre vent'anni, capace di ramificare ovunque il suo potere
            al punto tale che inviata negli anni '90 in soggiorno obbligato vicino Treviso riuscì -
            secondo diverse indagini - a prendere contatti con la mafia del Brenta, cercando di

            rinsaldare la sua rete di potere persino in totale isolamento. Fu accusata subito dopo la
            morte del marito di aver armato la mano del figlio non ancora tredicenne per uccidere
            il mandante dell'omicidio del padre. Ma per insufficienza di prove da quest'accusa è
            stata assolta. La Mazza aveva una gestione verticistica, imprenditoriale e fortemente
            ostile  a  impennate  militari,  capace  di  condizionare  ogni  ambito  del  territorio  da  lei
            egemonizzato, come dimostra lo scioglimento nel 1999, per infiltrazioni camorristiche,

            del  comune  di  Afragola.  I  politici  la  seguivano,  cercavano  il  suo  appoggio.  Anna
            Mazza era una pioniera. Prima di lei c'era stata solo Pupetta Maresca, la bella killer
            vendicatrice  che  divenne  celebre  in  tutt'Italia  a  metà  anni  '50,  quando  incinta  di  sei
            mesi decise di vendicare la morte del marito Pascalone 'e Nola.

                 Anna Mazza non fu soltanto vendicatrice. Comprese che sarebbe stato più semplice
            sfruttare il ritardo culturale dei boss camorristi godendo di una sorta di impunità che

            veniva riservata alle donne. Un ritardo culturale che la rendeva immune da agguati,
            invidie,  e  conflitti.  Negli  anni  '80  e  '90  riuscì  a  dirigere  la  famiglia  con  spiccata
            propensione al miglioramento delle proprie imprese, alla volontà di trovare vantaggio
            attraverso una certosina scalata nell'ambito edilizio. H clan Moccia divenne tra i più
            importanti  nella  gestione  degli  appalti  edili,  nel  controllo  delle  cave  e  nella

            mediazione  dell'acquisto  di  terreni  edificabili.  Tutto  il  napoletano  che  si  dipana  da
            Frattamaggiore,  Crispano,  Sant'Antimo  e  poi  Frattaminore,  Caivano,  è  dominato  da
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