Page 120 - Gomorra
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inseguimento o rapine. Don Ciro indossava pantaloni maltrattati, sembravano puliti ma
            non stirati. Non aveva più moglie e la sua nuova compagna moldava era troppo giovane
            per occuparsi davvero di lui. Pauroso sin nel midollo, guardava sempre per terra anche
            quando mi parlava, aveva i baffi gialli, laccati dalla nicotina così come l'indice e il
            medio della mano destra. I sottomarini danno la mesata anche agli uomini delle donne
            finite dentro. È umiliante per loro ricevere la mesata della moglie carcerata, così in
            genere i sottomarini per evitare finti rimproveri, urla sui pianerottoli, plateali cacciate

            di  casa  fatte  però  senza  dimenticare  mai  di  prendere  prima  la  busta  coi  soldi,  per
            evitare tutto questo, vanno in casa delle madri delle affiliate, e recapitano a loro il
            mensile  da  girare  alla  famiglia  della  detenuta.  I  sottomarini  ascoltano  ogni  tipo  di
            lamentela dalle mogli degli affiliati. Lamentele sull'aumento delle bollette, del fitto, sui
            figli  che  si  fanno  bocciare  o  che  vogliono  andare  all'università.  Ascoltano  ogni

            richiesta,  ogni  inciucio  sulle  mogli  degli  altri  affiliati  che  hanno  più  soldi  perché  i
            mariti più furbi sono riusciti a crescere di grado all'interno dei clan. Mentre parlano, il
            sottomarino ripete continuamente "lo so, lo so, lo so". Come per far sfogare meglio le
            signore, a fine discorso pronuncia soltanto due tipi di risposte: "Non dipende da me"
            oppure  "Io  porto  solo  i  soldi:  chi  decide  non  sono  io".  Le  mogli  sanno  bene  che  i
            sottomarini non decidono nulla, ma sperano che riempiendoli di lamentele prima o poi
            qualcosa  dalla  bocca  del  sottomarino  uscirà  dinanzi  a  qualche  capozona,  e  forse  si

            decideranno  ad  aumentare  i  salari  e  a  concedere  maggiori  favori.  Don  Ciro  era
            talmente  abituato  a  dire  "lo  so  lo  so",  che  ogni  qual  volta  si  parlava  con  lui,  su
            qualsiasi argomento lui cantilenava "lo so, lo so, lo so". Aveva portato le mesate a
            centinaia di donne di camorra, avrebbe potuto tracciare memorie precise di generazioni
            di donne, di mogli e fidanzate e anche di uomini soli. Storiografie dei commenti critici
            a boss e politici, ma don Ciro era un sottomarino silenzioso e malinconico che davvero

            aveva fatto della sua testa un corpo vuoto dove rimbombava, senza lasciar traccia, ogni
            parola ascoltata. Mentre gli parlavo mi aveva trascinato dal centro alla periferia di
            Napoli,  poi  mi  salutò  e  prese  un  bus  che  l'avrebbe  fatto  tornare  al  punto  da  dove
            eravamo partiti. Era tutto parte della strategia di depistaggio per evitare che intuissi,
            anche soltanto lontanamente, dove abitasse.

                 Per molte donne sposare un camorrista spesso è come ricevere un prestito, come un

            capitale conquistato. Se destino e capacità lo permetteranno quel capitale frutterà, e le
            donne  diventeranno  imprenditrici,  dirigenti,  generalesse  di  un  potere  illimitato.  Può
            andare male e rimarranno solo ore in sala d'attesa nelle carceri e preghiere umilianti
            per andare a fare la colf in concorrenza con le slave, per poter pagare gli avvocati e
            dare da mangiare ai figli, se il clan va in rovina e non riesce più a dare la mesata. Le

            donne di camorra attraverso il loro corpo concedono fondamento ad alleanze, il loro
            volto  e  il  loro  comportamento  raccolgono  e  dimostrano  il  potere  della  famiglia,  in
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