Page 117 - Gomorra
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Donne





                 Avevo  addosso  come  l'odore  di  qualcosa  di  indefinibile.  Come  la  puzza  che
            impregna il cappotto quando si entra in friggitoria e poi uscendo lentamente si attenua,
            mischiandosi ai veleni dei tubi di scappamento. Puoi farti decine di docce, mettere la

            carne a mollo in vasca per ore con i sali e i balsami più odorosi: non te la togli più di
            dosso. E non perché è entrata nella carne come il sudore degli stupratori, ma l'odore
            che  ti  senti  addosso  comprendi  che  l'avevi  già  dentro;  come  sprigionato  da  una
            ghiandola che non era mai stata stimolata, una ghiandola sopita che d'improvviso si
            mette a secernere, attivata ancor prima che dalla paura da una sensazione di verità.
            Come se esistesse nel corpo qualcosa in grado di segnalarti quando stai fissando il
            vero.  Con  tutti  i  sensi.  Senza  mediazioni.  Una  verità  non  raccontata,  riportata,

            fotografata, ma è lì che ti si dà. Capire come funzionano le cose, come va il percorso
            del presente. Non c'è pensiero che possa attestare verità a ciò che hai visto. Dopo aver
            fissato una guerra di camorra nelle pupille, le immagini troppo numerose gonfiano la
            memoria, e non ti vengono in mente singolarmente ma tutte insieme, sovrapponendosi e
            confondendosi. Non puoi fare affidamento sugli occhi. Non ci sono rovine di palazzi,
            dopo una guerra di camorra, e la segatura secca presto il sangue. Come se fossi stato

            soltanto tu a vedere o subire, come se qualcuno fosse pronto a indicarti col dito e dire
            "non è vero".

                 L'aberrazione di una guerra di clan, capitali che si fronteggiano, investimenti che si
            scannano,  ipotesi  finanziarie  che  si  divorano,  trova  sempre  una  motivazione
            consolatrice, un senso che possa sospingere altrove il pericolo, capace di far sentire
            lontano, lontanissimo un conflitto che sta invece avvenendo nell'androne di casa. Puoi

            collocare  tutto  in  un  casellario  di  senso  che  lentamente  ti  costruisci,  ma  gli  odori,
            quelli non possono essere irreggimentati, ci sono. Lì. Come traccia estrema e unica di
            un patrimonio d'esperienza disperso. Nel naso mi erano rimasti odori; non solo l'odore
            di segatura e sangue, né i dopobarba dei ragazzini soldati messi su guance senza peli,
            ma  soprattutto  i  sapori  dei  profumi  femminili.  Mi  rimaneva  sotto  le  narici  l'odore

            pesante dei deodoranti, delle lacche, dei profumi dolci.

                 Le donne sono sempre presenti nelle dinamiche di potere dei clan. Non è casualità
            che  la  faida  di  Secondigliano  ha  visto  eliminare  due  donne  con  ferocia  riservata
            solitamente  solo  ai  boss.  Così  come  centinaia  di  donne  erano  scese  in  strada  a
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