Page 107 - Gomorra
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puntata  di  un  reality  dove  poter  riprendere  un  omicidio  e  lo  spaccio  di  droga.  Uno
            sceneggiatore mi diede un dattiloscritto che raccontava una storia di sangue e morte,
            dove il diavolo del Secolo Nuovo veniva concepito nel rione Terzo Mondo. Per un
            mese mangiai gratis tutte le sere, venivo invitato dalle troupe televisive per sottopormi
            a assurde iniziative, per cercare di ricevere informazioni. A Secondigliano e Scampia
            durante  il  periodo  della  faida  si  creò  un  vero  e  proprio  indotto  di  accompagnatori,
            spiegatori  ufficiali,  confidenti,  guide  indiane  nella  riserva  di  camorra.  Moltissimi

            ragazzi  avevano  una  tecnica.  Gironzolavano  vicino  alle  postazioni  dei  giornalisti,
            fingendo di star spacciando o fingendo di essere dei pali, appena qualcuno trovava il
            coraggio di avvicinarli subito si dichiaravano disponibili a raccontare, spiegare, farsi
            riprendere. Subito dichiaravano le tariffe. Cinquanta euro per la testimonianza, cento
            euro  per  un  giro  attraverso  le  piazze  di  spaccio,  duecento  per  entrare  nella  casa  di

            qualche spacciatore che abitava alle Vele.

                 Per comprendere il ciclo dell'oro non si può solo fissare la pepita e la miniera. Si
            doveva  partire  da  Secondigliano  e  poi  seguire  la  traccia  degli  imperi  dei  clan.  Le
            guerre  di  camorra  mettono  i  paesi  dominati  dalle  famiglie  sulla  cartina  geografica,
            l'entroterra  campano,  le  terre  dell'osso,  territori  che  qualcuno  chiama  il  Far  West
            d'Italia, che una violenta leggenda vuole più ricchi di mitra che di forchette. Ma al di là

            della violenza che nasce in fasi particolari, qui si foggia una ricchezza esponenziale di
            cui queste terre non vedono che bagliori lontani. Ma nulla di questo venne raccontato,
            le  tv,  gli  inviati,  i  loro  lavori,  tutto  venne  riempito  dall'estetica  della  suburra
            napoletana.

                 H  29  gennaio  viene  ammazzato  Vincenzo  De  Gennaro.  Il  31  gennaio  uccidono

            Vittorio  Bevilacqua  in  una  salumeria.  Il  1°  febbraio  Giovanni  Orabona,  Giuseppe
            Pizzone  e  Antonio  Patrizio  vengono  massacrati.  Li  ammazzano  con  uno  stratagemma
            antiquato ma sempre efficace, i killer fingono di essere poliziotti. Giovanni Orabona
            era il ventitreenne attaccante del Real Casavatore. Stavano camminando quando un'auto
            li fermò. Aveva una sirena sul tetto. Scesero due uomini con i tesserini della polizia. I
            ragazzi  non  tentarono  di  fuggire  né  di  fare  resistenza.  Sapevano  come  dovevano
            comportarsi, si lasciarono ammanettare e caricare in auto. L'auto poi d'improvviso si

            fermò e li fece scendere. I tre forse non capirono subito, ma quando videro le pistole
            tutto  fu  chiaro.  Era  un'imboscata.  Non  erano  poliziotti,  ma  gli  Spagnoli.  Il  gruppo
            ribelle. Due, inginocchiati e sparati alla testa, furono finiti subito, il terzo, dalle tracce
            ritrovate sul luogo, aveva tentato di scappare, con le mani legate dietro la schiena e la
            testa  come  unico  perno  d'equilibrio.  Cadde.  Si  rialzò.  Ricadde.  Lo  raggiunsero,  gli

            puntarono  un'automatica  in  bocca.  Il  cadavere  aveva  i  denti  rotti,  il  ragazzo  aveva
            tentato di mordere la canna della pistola, per istinto, come per spezzarla.
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