Page 105 - Gomorra
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guerra  che  riguardi  la  camorra,  la  mafia,  la  'ndrangheta,  i  Sacristi  in  Puglia  o  i
            Basilischi in Lucania. Ma non c'è traccia di lampo, non v'è disegnato alcun fuocherello.
            Qui è il cuore d'Europa. Qui si foggia la parte maggiore dell'economia della nazione.
            Quali ne siano le strategie d'estrazione, poco importa. Necessario è che la carne da
            macello  rimanga  impantanata  nelle  periferie,  schiattata  nei  grovigli  di  cemento  e
            monnezza, nelle fabbriche in nero e nei magazzini di coca. E che nessuno ne faccia
            cenno,  che  tutto  sembri  una  guerra  di  bande,  una  guerra  tra  straccioni.  E  allora

            comprendi anche il ghigno dei tuoi amici che sono emigrati, che tornano da Milano o da
            Padova  e  non  sanno  tu  chi  sia  diventato.  TI  squadrano  dall'alluce  alla  fronte  per
            cercare di soppesare il tuo peso specifico e intuire se sei un chiachiello o uno bbuono.
            Un fallito o un camorrista. E dinanzi alla biforcazione delle strade sai quale stai già
            percorrendo e non vedi nulla di buono al termine del percorso.


                 Tornai a casa, ma non riuscii a stare fermo. Scesi e iniziai a correre, forte, sempre
            più  forte,  le  ginocchia  si  torcevano,  i  talloni  tamburellavano  i  glutei,  le  braccia
            sembravano  snodate  e  si  agitavano  come  quelle  di  un  burattino.  Correre,  correre,
            correre ancora. Il cuore pompava, in bocca la saliva annegava la lingua e sommergeva
            i denti. Sentivo il sangue che gonfiava la carotide, tracimava nel petto, non avevo più
            fiato, dal naso presi tutta l'aria possibile che subito rigettai come un toro. Ripresi a

            correre, sentendo le mani gelide, il viso bollente, chiudendo gli occhi. Sentivo che tutto
            quel  sangue  visto  a  terra,  perso  come  rubinetto  aperto  sino  a  spanare  la  manopola,
            l'avevo ripreso, lo risentivo nel corpo.

                 Arrivai finalmente al mare. Saltai sugli scogli, il buio era impastato di foschia, non
            si vedevano neanche i fari delle navi che incrociano nel golfo. Il mare si increspava,

            alcune  onde  iniziarono  ad  alzarsi,  sembravano  non  voler  toccare  la  fanghiglia  della
            battigia  ma  non  tornavano  neanche  nel  gorgo  lontano  dell'alto  mare.  Rimangono
            immobili  nell'andirivieni  dell'acqua,  resistono  ostinate  in  un'impossibile  fissità
            aggrappandosi  alla  loro  cresta  di  schiuma.  Ferme,  non  sapendo  più  dove  il  mare  è
            ancora mare.

                 Dopo  qualche  settimana  iniziarono  ad  arrivare  giornalisti.  Da  ogni  luogo,

            d'improvviso  la  camorra  era  tornata  a  esistere  nella  regione  dove  si  credeva
            esistessero ormai solo bande e scippatori. Secondigliano divenne in poche ore il centro
            dell'attenzione. Inviati speciali, fotoreporter delle più importanti agenzie, persino un
            presidio  perenne  della  BBC,  qualche  ragazzino  si  fa  fotografare  accanto  a  un
            cameraman che tiene in spalla una telecamera con ben in evidenza il logo della CNN.

            "Gli  stessi  che  stanno  da  Saddam"  ridacchiano  a  Scampia.  Ripresi  da  quelle
            telecamere si sentono trasportati nel baricentro del mondo. Un'attenzione che sembra
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