Page 106 - Gomorra
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per la prima volta concedere a quei luoghi un'esistenza reale. La mattanza di
Secondigliano raccoglie un'attenzione che mancava dalle dinamiche di camorra da
vent'anni. A nord di Napoli la guerra ammazza in breve tempo, rispetta i criteri
giornalistici di cronaca, in poco più di un mese accumula decine e decine di vittime.
Sembra fatta apposta per dare il suo morto a ogni inviato. Il successo a tutti. Stagiste
vennero inviate a frotte a farsi le ossa. Microfoni spuntarono ovunque a fare interviste
a spacciatori, a riprendere il tetro profilo spigoloso delle Vele. Qualcuna riesce
persino a intervistare presunti pusher, inquadrandoli di spalle. Quasi tutti invece danno
qualche spicciolo agli eroinomani che biascicano la loro storia. Due ragazze, due
giornaliste si fecero fotografare dal loro operatore davanti a una carcassa di auto
bruciata non ancora rimossa. La loro prima guerra minore da croniste ha il suo
souvenir. Un giornalista francese mi telefonò chiedendomi se doveva portare il
giubbotto antiproiettile visto che voleva andare a fotografare la villa di Cosimo Di
Lauro. Le troupe giravano in auto, fotografavano, riprendevano, come esploratori in
una foresta dove tutto ormai si stava mutando in scenografia. Qualche altro giornalista
si muoveva con la scorta. Il peggior modo per raccontare Secondigliano era farsi
scortare dalla polizia. Scampia non è un luogo inaccessibile, la forza di questa piazza
del narcotraffico è proprio l'accessibilità totale e garantita a chiunque. I giornalisti che
vanno con la scorta non possono che raccogliere con lo sguardo ciò che trovano in
qualsiasi notizia battuta dalle agenzie stampa. Come stare davanti al loro PC
redazionale, con la differenza di essere in movimento.
Oltre cento giornalisti in poco meno di due settimane. D'improvviso la piazza della
droga d'Europa inizia a esistere. Gli stessi poliziotti si trovano assediati da richieste,
tutti vogliono partecipare a operazioni, vedere almeno uno spacciatore arrestato, una
casa perquisita. Tutti vogliono ficcare nei quindici minuti di servizio qualche immagine
di manette e qualche mitra sequestrato. Molti ufficiali cominciano a liquidare i vari
reporter e neogiornalisti d'inchiesta facendogli fotografare poliziotti in borghese che si
fingono pusher. Un modo per dargli quello che vogliono senza perdere troppo tempo. Il
peggio possibile nel minor tempo possibile. Il peggio del peggio, l'orrore dell'orrore,
trasmettere la tragedia, il sangue, le budella, i colpi di mitra, i crani sfondati, le carni
bruciate. Il peggio che raccontano è solo lo scarto del peggio. A Secondigliano molti
cronisti credono di trovare il ghetto d'Europa, la miseria assoluta. Se riuscissero a non
scappare, si accorgerebbero di avere dinanzi i pilastri dell'economia, la miniera
nascosta, la tenebra da dove trova energia il cuore pulsante del mercato.
Ricevevo dai giornalisti televisivi le proposte più incredibili. Alcuni mi chiesero
di mettermi sull'orecchio una microtelecamera e girare per le strade "che conoscevo
io", seguendo persone "che sapevo io". Sognavano di far derivare da Scampia una