Page 85 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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In  Sicilia,  dall'approvazione  del  piano  regolatore  di  un  comune  al
          finanziamento  di  un  piccolo  agriturismo  alla  gestione  delle  tabelle
          sanitarie, tutto è in mano alla burocrazia che, anche attraverso l'uso dei
          tempi di espletamento delle pratiche, esercita un forte potere di ricatto e di

          condizionamento. E ciò riguarda sia i cittadini che ad essa si rivolgono che
          il  politico,  il  quale,  in  assenza  di  certezza  della  legge  e  rispetto  delle
          regole,  esercita  la  funzione  di  mediazione  tra  i  cittadini  e  la  pubblica
          amministrazione.

              Nasce  e  si  alimenta  così  un  circolo  vizioso  nel  quale  la  cultura  e  la
          pratica dello scambio e del favore si sostituiscono alla certezza dei diritti, in
          un  meccanismo  nel  quale  spesso  la  corruzione  diventa  una  obbligata
          necessità e un elemento connaturato alla degenerazione del sistema.

              Il  paradosso  è  che  ciò  avviene  in  un  apparato  burocratico  che,
          attraverso  le  sue  stesse  competenze,  definite  dalla  miriade  di  leggi
          regionali riguardanti la pubblica amministrazione, deve esercitare anche le
          funzioni  di  ispezione  e  di  controllo  sui  diversi  rami  della  stessa

          amministrazione regionale, cioè deve essere controllore di se stesso.
              Come  si  vede,  nel  corso  degli  anni,  si  è  determinato  un  sistema
          complesso, nel quale il rapporto tra burocrazia e politica è stato, di volta in
          volta,  utilitaristico,  conflittuale  o  di  corresponsabilità,  ma  sempre  e

          comunque  interdipendente,  in  un  intreccio  di  interessi  funzionali  alla
          riproduzione dell'una e dell'altra.
              In  nessuna  altra  regione  d'Italia,  per  la  scelta  dei  vertici  burocratici,
          delle direzioni degli assessorati, dei segretari generali, avvengono scontri e

          conflitti tra i partiti e all'interno di essi, fino a determinare vere e proprie
          crisi di governo. In Sicilia, invece, scontri e conflitti per queste ragioni sono
          connaturati alla sua storia politica.


              Il  motivo  è  comprensibile.  Basti  pensare  al  ruolo  onnicomprensivo
          assunto  dalla  Regione,  alle  migliaia  e  migliaia  di  miliardi  che  transitano
          dagli  assessorati  o  al  filtro  tra  mondo  politico  e  sistema  economico-
          imprenditoriale  rappresentato  per  decenni  -  come  è  stato  descritto  in

          precedenza  -  dagli  enti  economici  regionali  e  dagli  uomini  che  li  hanno
          rappresentati e diretti.
              Questo  meccanismo  costringe  i  partiti  di  governo  a  saldare  il  loro
          legame  con  i  vertici  della  macchina  amministrativa,  anche  al  prezzo  di

          aumentarne il loro potere e di espanderne il sistema dei privilegi.
              Del resto, in una regione come la Sicilia, dove per oltre cinquant'anni le
          crisi di governo erano all'ordine del giorno e spesso venivano provocate più
          che dallo scontro tra i partiti o tra maggioranza e opposizione, dai conflitti

          interni alla sola Democrazia cristiana - che da sola eleggeva quasi la metà
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