Page 83 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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pubblici regionali, diventano lo strumento dei governi e delle classi dirigenti
per imporre un'egemonia e un controllo politico sul complesso delle attività
economiche e imprenditoriali presenti nell'isola.
È chiaro che ciò era reso possibile dalla permanente debolezza del
tessuto produttivo, nonostante la presenza di alcuni grandi gruppi
industriali nazionali, e dal ruolo assunto dalle Partecipazioni statali
attraverso il loro insediamento in Sicilia, soprattutto nel settore chimico.
Anzi, proprio questa debolezza dell'apparato produttivo fu presa a pretesto
dalle classi dirigenti per rendere interamente dipendente l'economia e il
mercato dalla politica, rafforzando il potere e il ruolo di scambio esercitato
da quest'ultima.
Non è un caso che per decenni a ispirare le scelte dell'Espi, a dargli
potere contrattuale con i governi della Regione e a trattare con lo Stato,
sia stato uno degli uomini simbolo del potere in Sicilia sin dalla nascita
dell'autonomia: quel professore Francesco Pignatone la cui figura, per molti
versi, richiama quella di un altro autorevole siciliano, padrone per decenni
della finanza italiana, il grande vecchio di Mediobanca, Enrico Cuccia.
Nacque cosi la lunga stagione della Regione imprenditrice che ha
mangiato quantità indescrivibili di risorse finanziarie ai bilanci regionali.
Neanche in Emilia Romagna, da sempre guidata dal Pci e non
casualmente definita la regione sovietica d'Italia, fu mai pensato un
modello cosi totalmente statalista in economia come quello ispirato e
voluto dalla Dc in Sicilia.
Le società facenti capo all'Espi coprono l'intera gamma delle possibili
attività: dalle produzioni aeronavali alle macchine agricole e industriali,
dalla costruzione di prefabbricati alla gestione dei bacini di carenaggio, per
rimanere nel settore meccanico; dalla lavorazione e surgelazione del
pesce, all'allevamento alla produzione e alla distribuzione delle carni, dalla
produzione di tutti i mangimi zootecnici alla produzione della pasta, da
quella dei gelati a quella dei dolci, per citare il settore alimentare; dalla
fabbricazione di mobili a quella di infissi, dalle ceramiche e piastrelle alla
produzione di laterizi e, inoltre, produzione di carta, di tessuti, confezioni,
calzature e ancora produzione di vetro, di asfalto, di cemento, distribuzione
di gas. Infine, il gioiello di famiglia conosciuto in tutto il mondo, avendo
rappresentato l'immagine buona della Sicilia produttiva contrapposta a
quella più tristemente diffusa in coppola e lupara, ma che pochi sanno
essere stato di proprietà della Regione sino alla sua privatizzazione: la
Casa vinicola Duca di Salaparuta, produttrice dei noti e buoni vini Corvo.
Inutile affermare che negli anni, molte di queste produzioni sono
diventate fuori mercato, con crisi aziendali e conseguenze occupazionali
drammatiche, spesso risolte con l'assorbimento del personale direttamente