Page 84 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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nell'organico della Regione e con costi aggiuntivi per le casse regionali.
              Per  gli  scherzi  che  gioca  la  storia,  oltre  che  la  politica,  si  dovrà
          aspettare  il  20  gennaio  del  1999  e  il  primo  governo  regionale  di
          centrosinistra  per  giungere  all'approvazione  da  parte  dell'Assemblea

          regionale siciliana della legge sullo scioglimento degli enti economici e la
          messa in vendita di tutte le aziende controllate dalla Regione.
              Dopo quattro anni e la nomina di un commissario incaricato della messa
          a punto dei bandi e della vendita, molte aziende sono state cedute, tra le

          quali  la  Vini  Corvo,  che  la  Regione  avrebbe  dovuto  sentire  il  dovere  di
          tenere in proprietà poiché rappresenta un settore diventato strategico per
          la Sicilia, come quello dei vini, in cui il pubblico ha avuto e può avere un
          ruolo centrale o addirittura fare da traino per l'intero settore, stimolandone

          lo sviluppo e la qualificazione.
              Con meno di 100 miliardi di vecchie lire, nel 2001 la Vini Corvo è stata
          praticamente  «regalata»  all'Uva  di  Saronno,  la  fabbrica  del  più  noto
          Amaretto, che ha anche acquistato le storiche Cantine Florio di Marsala.

              Con la stessa cifra la Regione paga qualche mese di stipendi agli Lsu o
          ai lavoratori forestali, ma si è alienata un pezzo della sua ricchezza e del
          suo  patrimonio,  non  solo  economico  ma  anche  culturale  e  di  identità,
          favorendo l'ulteriore colonizzazione della sua terra e della sua economia da

          parte di un'azienda del Nord.




                                           Il tessuto connettivo del potere


          La macchina burocratica e amministrativa si è modellata su questa idea di

          Regione.
              Una Regione che, nel corso degli anni, di fronte al permanere della crisi
          sociale  e  degli  alti  livelli  di  disoccupazione,  anche  attraverso  mirate
          politiche assistenziali e di gestione del mercato del lavoro, si è trasformata

          nel più grande ammortizzatore sociale, funzionale sia alla riproduzione del
          consenso politico per i partiti di governo, che alla compressione delle lotte
          e di ogni forma di conflitto sociale e di classe.
              Essendo  il  principale  terminale  per  l'erogazione  della  spesa  pubblica

          regionale, questa macchina burocratica ha dovuto fare i conti anche con
          una  mafia  capace  di  trasformarsi  e  di  adeguarsi  ai  mutamenti  politici,
          sempre più proiettata sullo sviluppo delle sue attività imprenditoriali e per
          questo  interessata  a  trovare  nella  burocrazia  punti  di  contatto  e  di

          complicità, se non addentellati diretti, per condizionare e orientare almeno
          quelle  attività  amministrative  direttamente  collegate  alla  gestione  dei
          finanziamenti e degli appalti pubblici.
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