Page 77 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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una carica esplosiva che gli trancia una mano.
              I magistrati che seguono le indagini affermano che a Pantelleria tutte le
          imprese pagano il pizzo e l'organizzazione controlla ogni suo aspetto del
          ciclo criminale.

              Anche il cassiere della cosca, Pietro Leo, non è un semplice soldato. In
          passato  è  stato  coinvolto  in  vicende  di  mafia,  cosa  però  che  non  gli  ha
          impedito  di  diventare  consigliere  comunale  a  Paceco,  lo  stesso  paese  di
          Bartolo  Pellegrino  e  in  rappresentanza  del  suo  stesso  partito,  Nuova
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          Sicilia .
              Da tutta l'inchiesta emerge una gestione «politica» e accorta degli affari
          della  cosca.  Occorre  controllare  l'economia,  le  attività  commerciali,  le

          imprese edili, ma senza intaccare la suscettibilità dei tanti vip che, ormai
          da anni, frequentano l'isola: da Giorgio Armani a Fabrizio Ferri, da Gérard
          Depardieu a Vincenzo Visco al cantante Sting. Colpire loro avrebbe acceso
          troppi riflettori e, come è noto, ogni attività collegata alla mafia di tutto ha
          bisogno tranne che di pubblicità.

              Nell'indagine vengono coinvolti anche i carabinieri di Pantelleria che non
          hanno mai visto e capito niente di quanto succedeva nella loro isola. In
          effetti, in alcune intercettazioni della polizia, i boss parlano dei carabinieri,
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          definendoli a «loro disposizione» .
              A fine aprile del 2004 l'ex sindaco Di Marzo è stato condannato a 3 anni
          di reclusione, usufruendo dei benefici del rito abbreviato.


              Come si è visto, Pantelleria e Corleone non hanno niente in comune,
          non solo geograficamente ma anche dal punto di vista della storia sociale e
          dell'evoluzione dei rapporti tra la mafia e la politica. Sono solo accomunati,

          e forse anche impropriamente, dal colore politico delle loro amministrazioni
          e dai nervi scoperti di alcune loro relazioni.
              L'interrogativo  riguarda  invece  la  casualità  della  composizione  e  la
          natura di alcune formazioni politiche come Nuova Sicilia, la selezione dei
          loro  gruppi  dirigenti,  la  moralità  delle  loro  rappresentanze  territoriali  e

          istituzionali.  Domande  valide  sempre  e  in  ogni  angolo  del  mondo,  ma
          stringenti  e  ineludibili  in  una  regione  come  la  Sicilia,  dove  la  mafia
          rappresenta il convitato di pietra dell'intera realtà sociale ed esercita un

          controllo  sul  tessuto  economico  che  la  spinge  a  cercare  continui
          compromessi  con  la  politica  e  le  istituzioni,  quando  non  ad  assumere,
          attraverso la disponibilità e l'uso strumentale di alcune formazioni politiche,
          la rappresentanza diretta dei propri interessi.
              Nonostante  il  binomio  Pellegrino-Nicolosi  costituisse  un  forte  polo

          attrattivo  di  tutto  un  sottobosco  politico  e  amministrativo  diffuso  sul
          territorio Sicilia, il sodalizio non riesce a reggere la prova della sua crescita
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