Page 73 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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La piazza principale del paese, di fronte alla villa comunale, ha preso il
          nome di piazza Falcone e Borsellino, proprio per sfidare il senso comune, la
          cultura e l'omertà radicata e imperante nel paese. È la stessa piazza dove
          staziona con la sua moto Giovanni Riina, il figlio maggiore del capo dei capi

          di Cosa nostra. Sta lì tutte le sere da quel 15 gennaio del 1993, giorno del
          suo  rientro  a  Corleone  con  la  madre,  Ninetta  Bagarella,  poche  ore  dopo
          l'arresto di suo padre, e dopo una vita nascosta, vissuta da latitante con
          l'intera famiglia.

              Nella stessa piazza si ritrovano tutti gli altri giovani, ragazze e ragazzi,
          costretti a una convivenza forzata e imposta da quella realtà.
              Ora  Giovanni  Riina  è  in  carcere,  con  una  condanna  a  trenta  anni  di
          prigione, per un duplice omicidio commesso come battesimo del fuoco e

          prova  d'accesso  nei  ranghi  di  Cosa  nostra  su  richiesta  dello  zio  Leoluca
          Bagarella.
              Invece,  una  parte  degli  altri  giovani  della  piazza  gestisce  una
          cooperativa fatta nascere grazie alla tenacia dell'associazione Libera e di

          un prete straordinario, don Luigi Ciotti.
              La  cooperativa  si  chiama  «Placido  Rizzotto»,  in  memoria  del
          sindacalista  ucciso  dalla  mafia  sul  finire  degli  anni  '40  proprio  in  una
          stradina vicino a quella piazza.

              Così, per la prima volta, a Corleone il grano raccolto sui terreni di Riina
          non  è  finito  alla  mafia,  ma  è  stato  coltivato  e  venduto  da  giovani
          disoccupati  che  hanno  ottenuto  in  concessione  i  terreni  confiscati  dallo
          Stato.

              Non  è  stato  facile.  I  ragazzi  non  hanno  trovato  una  sola  trebbiatrice
          disponibile in tutta la zona per completare la loro mietitura. E alla fine, il
          servizio  l'ha  dovuto  garantire  il  prefetto  di  Palermo  precettando  una
          trebbia.

              Nonostante  questi  segnali  di  cambiamento,  nonostante  l'affermazione
          di nuovi simboli positivi, Corleone è sempre Corleone, anche se affermarlo
          può fare irritare tanta parte di quella gente che ha resistito, in anni duri, al
          potere mafioso e alla politica che lo assecondava.

              Alle elezioni comunali del 2001 il paese volta pagina, sente come soffia
          il  vento  e  sceglie  chi  ha  già  vinto  le  elezioni  per  la  Regione  e  a  livello
          nazionale.
              Ciccio  Nicolosi,  dopo  aver  espugnato  il  collegio  per  la  Camera,  viene

          eletto  sindaco  con  una  maggioranza  schiacciante,  oltre  il  60%  dei  voti,
          contro il 30,6% del suo avversario dell'Ulivo. Il suo partito, Nuova Sicilia,
          inesistente a Corleone fino a poche settimane prima delle elezioni e la cui
          lista  è  stata  composta  direttamente  da  lui  in  un  mese,  diventa  il  primo

          partito, con il 30% dei voti, mentre Forza Italia si ferma al 14,6 e la lista
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