Page 68 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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Il capofamiglia è latitante e gli affiliati hanno un obiettivo ambizioso,
          quello di riprendersi un grande capannone sequestrato dallo Stato grazie
          alla legge sulla confisca dei beni mafiosi. L'impresa non è facile. Lo sfregio
          alle istituzioni sarebbe cosi forte da far aumentare la considerazione della

          cosca e dei suoi capi negli equilibri mafiosi. C'è bisogno di appoggi politici e
          istituzionali, oltre che di ponderati consigli.
              Tutta  la  «famiglia»  viene  riunita  per  un  banchetto  a  casa  di  uno  di
          coloro che poi verrà arrestato. I carabinieri che tengono sotto osservazione

          i movimenti dei mafiosi, controllano i telefoni, riempiono la casa di «cimici»
          e  possono  ascoltare  direttamente  le  loro  discussioni  conviviali.  Ma,  a  un
          certo punto, scoprono che a dare consigli e spiegare cosa è meglio fare per
          riappropriarsi del capannone e degli altri beni sequestrati dallo Stato, non è

          una persona qualsiasi, ma l'onorevole Bartolo Pellegrino. È lui, l'uomo delle
          istituzioni,  a  spiegare  e  consigliare  ai  «picciotti»  che  uno  di  loro  -
          Benedetto  Buongusto,  socio  del  capomafia  latitante  Giuseppe  Balsamo  -
          non  può  comparire  nella  cooperativa  che  deve  riappropriarsi  del  bene

          perché «se viene fuori che il gestore è lui, non succede niente, ma siccome
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          uno ha fatto l'infame agli sbirri» .
              Scrivono i carabinieri nel loro rapporto: «La familiarità tra l'onorevole

          Pellegrino  e  i  suoi  interlocutori  viene  ulteriormente  confermata  dal  fatto
          che  lo  stesso,  nel  raccomandare  la  massima  riservatezza  sul  nome  del
          Buongusto afferma che c'è qualcuno che ha fatto l'infame con gli sbirri. Si
          tratta - continuano i carabinieri - di un linguaggio poco usuale per un alto
          esponente  delle  istituzioni  politiche  e  sicuramente  indicativo  di  un

          particolare livello di confidenza con gli interlocutori, atteso che dalle parole
          usate dal Pellegrino traspare una sorta di condivisione del modo negativo
          di relazionarsi con le istituzioni che caratterizza la subcultura mafiosa del
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          Buongusto e dei suoi soci» .
              Il  rapporto  tra  Pellegrino  e  i  suoi  amici  non  si  ferma  al  banchetto,
          continua e si intensifica nelle settimane e nei mesi successivi.
              Sempre pedinando e intercettando coloro che poi verranno arrestati, i

          carabinieri registrano diverse visite all'Assemblea regionale siciliana, nella
          sede  del  gruppo  parlamentare  di  Rinnovamento  italiano  prima  e  di
          Rinnovamento siciliano poi, gruppi di cui Pellegrino è presidente.

              La cosca oltre a frequentare il Palazzo è anche attenta all'evoluzione
          della situazione politica.
              Il  12  luglio  del  2000,  dopo  la  crisi  del  governo  di  centrosinistra
          presieduto dal diessino Angelo Capodicasa, che ha avuto tra i protagonisti
          della  sua  caduta  proprio  Pellegrino,  è  il  giorno  dell'elezione  del  nuovo

          presidente  della  Regione.  È  un  giorno  importante.  Come  è  tradizione,  in
          queste occasioni il palazzo si affolla di gente, in genere sottobosco politico,
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