Page 61 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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approdato al Ccd di Casini e Mastella dalle file del Psi craxiano, non è mai
riuscito ad avere una reale maggioranza parlamentare e ha resistito solo
qualche mese, al punto che, per l'approvazione del bilancio della Regione,
è costretto a contrattare il sostegno dell'opposizione in cambio della
promessa delle sue dimissioni. Entrambi i presidenti verranno poi
condannati per peculato: avevano utilizzato «privatamente» i fondi
riservati della presidenza della Regione.
La politica siciliana vive quindi una situazione paradossale: la
maggioranza di centrodestra sulla carta non può temere alcun pericolo e
invece, nei continui voti segreti del parlamento siciliano, subisce le
iniziative delle opposizioni e le imboscate dei suoi stessi franchi tiratori.
I problemi nascono soprattutto tra gli ex democristiani che soffrono del
rapporto con Forza Italia, verso la quale sono legati solo da un vincolo
politico, ma non elettorale, essendo l'Assemblea regionale siciliana eletta
col sistema proporzionale e, a differenza delle altre regioni italiane, senza
l'elezione diretta del presidente della Regione.
Cosi, appena Mastella e Cossiga da un lato e Cossutta dall'altro
appoggiano il governo D'Alema, e danno vita a quello che verrà definito nel
linguaggio politico corrente un «ribaltone», la Sicilia diventa il laboratorio
dell'estensione del nuovo quadro politico nazionale sul territorio.
Un gruppo di deputati di centro, tra cui il futuro presidente della
Regione di centrodestra, Totò Cuffaro, allora assessore regionale
all'Agricoltura, abbandona il governo con Forza Italia e Alleanza nazionale
e dà vita alla nuova maggioranza del governo presieduto per la prima volta
da un diessino, Angelo Capodicasa.
In cinquanta anni è la prima volta di un ex comunista alla più alta carica
istituzionale in Sicilia.
In realtà, una vera maggioranza anche questo governo non ce l'ha mai
avuta. Già all'elezione del presidente che, prima della legge sull'elezione
diretta, avveniva con un farraginoso meccanismo parlamentare,
Capodicasa è vittima delle imboscate dei franchi tiratori della sua stessa
maggioranza.
I settori centristi, che pure avevano ottenuto assessorati e presidenti di
commissioni parlamentari, già dal primo momento temevano l'azione di un
governo certamente condizionato dalla loro presenza, ma che, a causa
della debolezza della maggioranza parlamentare, era continuamente
esposto alle pressioni opposte di Rifondazione comunista.
Cosa, questa, che consente a Forza Italia e An di denunciare, attraverso
una campagna propagandistica ben orchestrata, un governo prigioniero di
Rifondazione.
In effetti si sta giocando una partita che riguarda l'egemonia