Page 55 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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esterno in associazione mafiosa.
              Il  vecchio  leader  da  tempo  teorizza  apertamente  l'autonomia  del
          centro, facendo una vera e propria campagna politica attraverso interventi
          e interviste sulla stampa tesi a mettere a nudo le differenze di interessi

          sociali,  di  cultura  politica  e  di  visione  della  democrazia  tra  un  centro  di
          ispirazione  democristiana  e  l'identità  di  un  partito-azienda  come  Forza
          Italia che, di fatto, vive per l'esistenza del suo leader, Silvio Berlusconi, e
          ispira le sue politiche al primato assoluto del mercato e dell'impresa e a

          una visione privatistica della cosa pubblica.
              In  una  intervista  a la  Repubblica  del  6  luglio  del  2001  afferma:
          «Berlusconi vuole i democristiani senza la Dc [...] io penso a un partito di
          centro e Forza Italia ha anche altri filoni». E al giornalista che gli chiede se

          è stato tenuto fuori da Forza Italia per la sua vicenda giudiziaria, risponde
          secco: «non mi pare, guardando alle liste e agli eletti, che questo fosse il
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          problema» .
              In realtà, sullo sfondo di questo conflitto con Forza Italia, oltre alle reali

          differenze politiche e ideali, ci stanno il controllo dei gangli vitali del potere
          e le finalità dei flussi di spesa pubblica nell'isola.
              Del  resto,  anche  in  Sicilia  Forza  Italia  rappresenta  una  costruzione

          politica  e  organizzativa  complessa:  vi  convivono  personalità,  culture
          politiche e interessi che non sempre possono essere portati facilmente a
          sintesi come, invece, era normale nel gioco delle correnti all'interno della
          vecchia Democrazia cristiana.
              La  direzione  effettiva  del  movimento  prima  e  del  partito  poi  è  nelle

          mani  di  uomini,  come  Marcello  Dell'Utri  e  Gianfranco  Miccichè,  cresciuti
          nelle  logiche  d'azienda,  più  inclini  alle  pratiche  decisioniste  e  padronali
          della  competitività  senza  scrupoli  ed  esclusione  di  colpi,  che  non  all'arte

          della  mediazione  politica  e  del  compromesso.  Uomini  che  non  hanno  un
          passato politico né un legame diretto con la storia democristiana.
              Così  come  non  sono  democristiani  molti  dei  dirigenti  e  dei  deputati
          regionali e nazionali di Forza Italia che provengono dalle file craxiane del
          vecchio Psi, dal Psdi e dal Pri.

              Anche  queste  ragioni  hanno  incentivato  il  lavorio  sotterraneo  per  la
          ricomposizione e la riaggregazione di un soggetto politico dichiaratamente
          democratico-cristiano,  collocato  nel  centrodestra  per  i  vincoli  imposti  dal

          sistema  bipolare  ma  capace  di  autonomia  e  di  dialogo  con  i  moderati
          dell'altro  schieramento  e  sempre  pronto  a  un  ritorno  al  sistema
          proporzionale  e  alla  rendita  di  posizione  della  sua  collocazione  centrale
          nello scenario politico.
              Tanto più che le spinte liberiste, la voglia di privatizzazioni, il rapporto

          privilegiato  con  le  imprese  e  con  il  mercato  che  caratterizzano  la  linea
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