Page 54 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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Ma è proprio questo il punto: la riduzione di questo progetto di sviluppo a
un intervento sporadico e senza qualità, nelle diverse realtà ha lasciato
macerie industriali prima ancora di fargli conoscere l'avvio delle attività
produttive, non ha realizzato una rete reale di infrastrutture moderne, ha
snaturato le caratteristiche ambientali e le vocazioni produttive e sociali
del territorio. I grandi flussi di denaro pubblico che lo Stato trasferiva al
Sud sono stati trasformati in merce di scambio clientelare tra le classi
dirigenti locali e i governi nazionali, alimentando un sistema di potere nel
quale la mafia cominciava a individuare convenienze economiche, spazi per
una propria soggettività politica e ruolo imprenditoriale.
Questo sistema è stato l'altra faccia del centrismo politico al Sud e in
Sicilia. È sopravvissuto ai mutamenti politici dell'ultimo decennio e ai
cambiamenti istituzionali degli ultimi anni, continuando a produrre
consenso sociale in larghe fasce della popolazione.
La Dc, per cinquant'anni, è stata il perno di questo sistema e del blocco
sociale che lo sosteneva. Per questa ragione, la conquista dell'egemonia
sulla sua eredità elettorale continua a essere terreno di scontro politico tra
i due poli e soprattutto all'interno del centrodestra, verso cui è traghettato
gran parte di quel consenso.
Se le cose descritte hanno un loro fondamento, nelle realtà meridionali
e in Sicilia, non ha alcun senso definire questo tipo di elettorato e gli
interessi che esso rappresenta come moderato. Si tratta, piuttosto, di un
elettorato conservatore nella tutela dei propri interessi e, soprattutto, nel
suo rapporto con un potere politico-istituzionale che, attraverso le sue
pratiche e le sue scelte di governo, lo condiziona e, al tempo stesso, ne
subisce il condizionamento.
Da qui nasce la spinta di diversi settori dello schieramento politico di
centro a realizzare un processo di riunificazione della diaspora
democristiana.
Uno dei protagonisti di questo disegno di ricomposizione politica è l'ex
leader democristiano Calogero Mannino.
Mannino è stato più volte ministro, capo assoluto della Dc siciliana nella
stagione del rinnovamento del partito avviata da Ciriaco De Mita a metà
degli anni '80, che in Sicilia si tradurrà anche in uno scontro con la corrente
andreottiana capeggiata da Salvo Lima.
Nella seconda metà degli anni '90, Mannino è protagonista di una
vicenda giudiziaria per presunti legami con esponenti della mafia di
Agrigento, la sua provincia. Alla fine di un lungo processo, in primo grado
viene assolto, ma l'11 maggio del 2004 la II sezione della Corte di appello
di Palermo lo condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione per concorso