Page 52 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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          dirigenti meridionali dall'Unità d'Italia a oggi .




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          Quando l'avvento di Tangentopoli da un lato e l'esigenza del risanamento
          finanziario       dall'altro      hanno       imposto        nel     dibattito       politico,     e
          conseguentemente  nelle  scelte  dei  governi,  l'esigenza  di  tagli  alla  spesa
          pubblica,  è  partita  la  campagna  contro  l'intervento  dello  Stato  nel

          Mezzogiorno e la degenerazione della spesa assistenziale e clientelare che
          in questa area del paese veniva favorita e realizzata.
              Non si è trattato di una operazione politica neutra.
              Le  componenti  più  liberiste  delle  classi  dominanti  hanno  utilizzato

          queste degenerazioni nella gestione della cosa pubblica al Sud, per buttare
          via «il bambino con l'acqua sporca». Ma nonostante questo rischio, questa
          campagna, forte già a metà degli anni '80, ha fatto molta presa.
              Ha  preso  corpo  un'idea  del  Sud  come  palla  al  piede  dello  sviluppo

          dell'Italia, anche per effetto del fatto che sul suo territorio è concentrata la
          presenza  della  mafia  e  delle  altre  organizzazioni  criminali.  Come  se,
          invece,  proprio  negli  anni  '70  e  '80,  non  si  fosse  spostato  nelle  regioni
          settentrionali  il  luogo  privilegiato  per  la  ripulitura  e  gli  investimenti  dei

          capitali  illegali  accumulati  dalle  mafie  meridionali,  ponendo  un  problema
          più complessivo del rapporto tra economia legale e criminale all'interno dei
          processi di modernizzazione capitalistica dell'intero paese.
              Questi  temi,  dai  primi  anni  '90  in  poi,  trovano  come  testa  d'ariete  la

          Lega  Nord  che,  essendo  nata  come  espressione  politica  di  un'identità
          antimeridionale  a  difesa  degli  interessi  geoeconomici  della  Padania,  ha
          sviluppato il massimo di pressione politica sui governi nazionali, arrivando
          persino alla minaccia della secessione - cosa che comunque sarebbe stata

          impossibile per l'Italia - per provare a imporre una rottura definitiva con le
          decennali politiche di aiuti e di sostegno al Mezzogiorno.
              Dopo la fine della lunga stagione dell'intervento straordinario al Sud e
          della  Cassa  per  il  Mezzogiorno  avvenute  già  sul  finire  degli  anni  '80,

          l'obiettivo  vero  della  Lega  era  quello  di  liberare  risorse  finanziarie  da
          spostare dal Sud al Nord del paese.
              Come  reazione,  alcuni  dei  nuovi  partiti  post-democristiani  che  hanno
          continuato ad avere il loro insediamento sociale al Sud, in parte per una

          obbligata autodifesa e autotutela dei propri gruppi dirigenti e delle proprie
          rappresentanze  istituzionali  e  in  parte  per  ritagliarsi  uno  spazio  di
          consenso, hanno cercato di assumere il carattere di «leghe meridionali», in
          contrapposizione alla linea e agli interessi rappresentati dal movimento di
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