Page 51 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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sempre stato conservatore e omertoso anche verso la mafia, quando non
          direttamente colluso con essa.
              Questo sentimento ha riscontrato nelle posizioni di Berlusconi e di Forza
          Italia  la  possibilità  di  un  riscatto  e  di  una  rivincita  verso  una  sinistra

          considerata  giustizialista,  ispiratrice  e  responsabile  delle  inchieste  della
          magistratura e dei processi usati come grimaldello per la demolizione della
          Dc e di un'intera classe dirigente.
              Un'altra  ragione  è  direttamente  legata  al  progetto  di  rappresentanza

          politica  e  sociale  che  Forza  Italia  si  è  data  attraverso  candidati  scelti  a
          tavolino, collegio per collegio, con l'obiettivo di raccogliere quei voti che,
          non potendosi più riversare sul simbolo storico dello scudocrociato, ormai
          scomparso  dalla  scheda  elettorale,  dovevano  ritrovare  un  rapporto  di

          identificazione  diretta  e  fiduciaria  con  gli  uomini  che  per  decenni  ne
          avevano rappresentato la politica e gli interessi.
              Per  ultimo  bisogna  considerare  un  elemento  che  potremmo  definire
          connaturato alla cultura e alla natura sociale di grande parte del popolo

          meridionale  e  siciliano  in  particolare  che,  per  un  sorta  di  vocazione
          trasformistica  e  per  una  storica  subalternità  alle  logiche  dello  scambio
          politico,  privilegia  sempre  il  rapporto  rassicurante  e  utilitaristico  con  il
          potere e di conseguenza con i partiti di governo.


              Anche  i  nuovi  partiti  più  direttamente  in  continuità  con  la  storia
          democristiana  -  Cdu  e  Ccd  nel  centrodestra  e  il  Ppi  e  poi  l'Udeur  nel
          centrosinistra - al Sud e in Sicilia hanno beneficiato di parte del consenso

          che si riversava sul vecchio scudocrociato, con risultati elettorali superiori
          del doppio o addirittura del triplo rispetto al resto dell'Italia.
              Ovviamente,  questa  composizione  geopolitica  del  voto  e  il  «peso»
          siciliano  nell'elettorato  complessivo  di  questi  partiti,  hanno  condizionato

          anche le scelte politiche dei governi che si sono succeduti alla guida del
          paese, cosi come la natura e i contenuti dell'opposizione sviluppata dagli
          schieramenti politici perdenti.
              È un dato storico che la Sicilia e il Mezzogiorno, sin dalla fine del 1800,

          in tutte le elezioni hanno sempre espresso una vocazione filogovernativa,
          trasformando  progressivamente  le  classi  dirigenti  e  le  élite  politiche
          meridionali in soggetti integranti del blocco di potere dominante del paese.
              Questo processo, facendo un uso in parte reale e in parte «ideologico»

          del  problema  dell'arretratezza  e  del  sottosviluppo,  ha  consentito  ai
          parlamentari  dei  singoli  collegi  meridionali  e  ai  partiti  governativi  che  li
          esprimevano  di  diventare,  attraverso  una  contrattazione  con  i  governi
          nazionali, i collettori politici del trasferimento delle risorse destinate al Sud

          e di operare quello scambio politico che ha caratterizzato il ruolo dei gruppi
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