Page 46 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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cilindrata, tra degrado esterno delle vie e delle piazze e lusso costoso e
          pacchiano esibito dagli arredamenti all'interno delle case, si respira anche
          la presenza della mafia, dei suoi interessi, dei suoi soldi sporchi, del suo
          controllo sulla vita del paese.

              Bisogna stare qualche giorno qui, a Favara, per capire davvero che cosa
          rappresentano i soldi prodotti dalla mafia, moltiplicati dalla droga, investiti
          nel cemento. Bisogna vivere una sera d'inverno qui, passare due ore in una
          piazza  che  non  è  piazza  e  condividere  la  solitudine  dei  giovani  che  non

          hanno  la  fortuna  di  fuggire  per  studiare  a  Palermo  o  nel  continente,
          prigionieri di un mercato della droga che ne ha fatto uno dei paesi ad alto
          consumo  di  stupefacenti  per  comprendere  che  cosa  è  realmente  la
          ricchezza senza sviluppo sociale e senza civiltà.

              Da  diversi  anni  i  magistrati  insistono  sulla  pericolosità  e  l'importanza
          della mafia di Favara, sulla sua capacità imprenditrice, sui suoi rapporti con
          i  corleonesi  di  Riina  prima  e  ora  sui  legami  con  il  più  politico  e
          imprenditoriale Bernardo Provenzano.

              Per  questo,  nella  «cupola»  provinciale  di  Agrigento,  il  rappresentante
          del mandamento mafioso di Favara non può essere un boss qualsiasi, con
          una  semplice,  benché  forte,  personalità  criminale,  ma  deve  saper
          rappresentare  questa  vocazione  economico-imprenditoriale  delle  cosche

          operanti sul suo territorio.




                                                 «Cupola» e Consiglio


          Quando  alle  10,30  del  14  luglio  del  2001,  in  una  delle  rare  domeniche

          piovose dell'estate siciliana, i poliziotti entrano in un casolare di campagna
          appena  fuori  il  centro  abitato  di  Santa  Margherita  Belice,  il  paese  del
          Gattopardo,  trovano  riunito  un  vero  e  proprio  parlamentino,  con  i
          rappresentanti  di  tutti  i  mandamenti  mafiosi  della  provincia:  Agrigento,

          Burgio,  Sciacca,  Cianciana,  Casteltermini,  Favara,  Raffadali,  Santa
          Margherita Belice, Canicattì, Ribera.
              Gli  investigatori  erano  stati  «portati»  sul  luogo  della  riunione  dagli
          stessi partecipanti che, con le loro auto imbottite di microspie collegate via

          satellite, nei giorni precedenti avevano già trascinato i poliziotti sul luogo
          dell'incontro, dove i mafiosi si erano recati per l'ultimo sopralluogo.
              La  vera  sorpresa  gli  investigatori  non  ce  l'hanno  quando  seduto  al
          tavolo dei capimandamento trovano Giovanni Maniscalco, un ex consigliere

          comunale democristiano di Burgio, molto noto nell'ambiente politico e nel
          sottobosco del potere agrigentino.
              La vera sorpresa è la scoperta che il rappresentante del mandamento di
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