Page 42 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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scompare da un giorno all'altro e nessuno ne saprà più niente, tranne che
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per le notizie fornite successivamente dai collaboratori di giustizia .
Matteo Messina Denaro sarà l'artefice delle stragi dei Georgofili, della
Galleria degli Uffizi e degli attentati mafiosi al Nord Italia tra il 1993 e il
1994 quando, con Totò Riina e Leoluca Bagarella, diventerà il protagonista
e l'esecutore materiale dell'attacco diretto di Cosa nostra allo Stato,
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finalizzato alla riapertura di una trattativa tra la mafia e le istituzioni .
Ora il nome di Matteo Messina Denaro compare nell'elenco dei primi
dieci latitanti più pericolosi d'Italia ed è ricercato dalle polizie di tutto il
mondo.
Anche Salvatore, il secondo figlio del vecchio boss, arrestato il 27
novembre 1998, era in rapporto di lavoro prima con la Banca Sicula e, dopo
l'incorporazione, diventa dirigente della filiale di Sciacca della Banca
commerciale italiana.
Quando parte l'inchiesta sulla Banca Sicula, l'allora questore di Trapani,
Matteo Cinque, decide di affidarla a un mastino delle investigazioni e
profondo conoscitore della mafia di quella provincia, il commissario Rino
Germanà.
Per mesi il poliziotto si occupa solo dell'indagine, scopre le relazioni e
gli intrecci tra le diverse famiglie mafiose trapanesi, ricostruisce i
collegamenti e i legami tra queste e i corleonesi di Riina e Provenzano. Del
resto, tra gli investigatori, è cosa nota che, in quegli anni, mentre le strade
di Palermo sono insanguinate dalla guerra di mafia voluta proprio da Riina
e Provenzano, i due boss passano lunghi periodi della latitanza nelle
campagne trapanesi.
«Evidenziammo che personaggi autorevoli della famiglia di Corleone
avevano interessi a Trapani perché il fratello di Salvatore Riina dimorava a
Mazara del Vallo, una sorella di Bernardo Provenzano a Castelvetrano e
accertammo che il fratello di Salvatore, Gaetano Riina, era stato aiutato a
Marsala da Gaetano Briuccia, lo zio del professore Giuseppe Provenzano»,
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cosi il commissario Germanà ricostruisce il contesto di quel periodo .
Trascorre solo qualche mese dalla consegna del suo rapporto al
questore e, il 14 settembre del 1992, un commando, inviato direttamente
dalla «cupola» palermitana, gli tende un agguato sul lungomare di Mazara
del Vallo. Il gruppo di fuoco è al più alto livello, a dimostrazione del rilievo
che Cosa nostra assegna alla morte del poliziotto: ne fanno parte Leoluca
Bagarella, uno dei fratelli Graviano, della famiglia mafiosa palermitana di
Brancaccio, e Matteo Messina Denaro.
Il commissario è vivo per miracolo. Si salva soltanto perché i colpi del
kalashnikov usato dai killer colpiscono la portiera della sua auto e poi