Page 44 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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Con la nascita di Forza Italia i D'Alí abbandonano la tradizionale politica
della delega, per passare alla rappresentanza diretta del loro potere sul
territorio.
Cosi, per uno strano scherzo della politica e del destino, quasi
contemporaneamente, quando il consulente finanziario e presidente dei
sindaci della vecchia Banca Sicula, Giuseppe Provenzano, diventa
presidente della Regione in Sicilia, uno degli uomini più rappresentativi
della famiglia, il colto, taciturno e aristocratico Tonino D'Alí, viene eletto
senatore della Repubblica.
Il neosenatore ha una sua forza politica che gli consente di incidere
negli equilibri regionali e nazionali del partito: non ha grande feeling con il
coordinatore siciliano Gianfranco Miccichè, con il quale le scaramucce
saranno continue, ma è amico del potente Marcello Dell'Utri. Sarà lui a
proteggerlo quando, in polemica con i vertici regionali di Forza Italia,
presenterà una lista autonoma alle elezioni provinciali di Trapani del 2003
e Miccichè ne minaccerà l'espulsione.
Negli anni dei governi dell'Ulivo è lui il responsabile nazionale delle
politiche economiche di Forza Italia e sarà l'ispiratore della proposta delle
zone franche e defiscalizzate per attrarre capitali e investimenti in Sicilia e
nel Meridione.
Nel 2001, appena Silvio Berlusconi ritorna a Palazzo Chigi, il senatore
viene nominato sottosegretario all'Interno con la delega alle prefetture.
Con la sua nomina, molte delle vicende qui raccontate ritornano
all'attenzione dell'opinione pubblica, ma il vento è cambiato. Non suscitano
alcuna reazione e occupano solo poche righe nelle cronache politiche dei
giornali sulla nascita del nuovo governo.
Forza Favara
Una storia a parte, emblematica del salto di qualità compiuto dalla mafia e
dalla politica in Sicilia, è quella svelata con il blitz operato dalla squadra
mobile della polizia di Agrigento il 14 luglio del 2002.
Con un sofisticato e moderno sistema di intercettazione satellitare, gli
investigatori ascoltano per mesi i colloqui tra i principali boss delle famiglie
mafiose agrigentine. Dalle intercettazioni emergono le trattative e gli
accordi tra i capi di tutti i mandamenti mafiosi della provincia per giungere
alla elezione del nuovo rappresentante, praticamente il capo della
«cupola» provinciale che, una volta eletto, rappresenterà le cosche della
provincia di Agrigento nella commissione regionale di Cosa nostra, il gotha
mafioso siciliano.