Page 39 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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In Assemblea regionale, di fronte agli attacchi dei deputati
dell'opposizione, rimane impassibile, con lo sguardo fisso nel vuoto e i soliti
due orologi allacciati sui polsini della camicia, uno per segnare l'ora e uno,
come dirà alla stampa in un'intervista, per ricordare suo padre. Non ha mai
una espressione di stizza, mai un commento con gli assessori che siedono
al suo fianco. Sembra non ascoltare quello che gli si dice, come se quanto
avviene in quell'aula parlamentare non avesse alcuna incidenza su di lui e,
nonostante il suo ruolo e la sua responsabilità, sul corso delle cose
dell'intera Sicilia.
In realtà, anche questi comportamenti danno il segno della
consapevolezza delle sue scelte e delle sue relazioni che, se nessuno nel
mondo politico avesse riportato alla luce e se nessun collaboratore di
giustizia avesse iniziato a raccontare, avrebbero continuato a far parte di
un passato dimenticato e di una normalità tutta siciliana nella quale simili
vicende non stupiscono, non turbano e non indignano nessuno.
Trapani, zona franca
Giuseppe Provenzano non è un personaggio minore nella borghesia
finanziaria della Sicilia. Benché in ombra per anni, e forse proprio in
ragione di questo, rappresenta uno degli uomini chiave di un sistema di
potere fondato sulla gestione di sofisticate operazioni finanziarie.
Un'altra vicenda siciliana ma di grande rilievo nella riorganizzazione
dell'economia nazionale ne evidenzia il ruolo e la rete dei suoi rapporti.
Questa volta lo scenario è Trapani. La città, con le sue case bianche e i
palazzi bassi, dà l'idea di una cittadina dell'altra sponda del Mediterraneo.
Qui, in tutti i periodi dell'anno spira il vento caldo dello scirocco: è la porta
dell'Europa verso l'Africa e, tutte le sere, dal suo porto salpano le navi per
Tunisi e l'altro continente.
La storia di questa città, da oltre due secoli, si intreccia con quella di
una grande famiglia dell'economia e della finanza: la famiglia D'Alí.
A Trapani tutto ha a che fare con loro: sono proprietari delle storiche
saline, sono presenti in una miriade di società finanziarie e gestiscono una
rete di attività economiche. È loro anche la squadra di basket, da sempre
in serie A, e controllano una grossa quota societaria del Trapani calcio.
Anche il bellissimo palazzo settecentesco sede della provincia regionale,
nel centralissimo corso Fardella, si chiama palazzo D'Alí. Ma, soprattutto,
sono stati per decenni i proprietari della Banca Sicula, il terzo istituto
bancario della Sicilia: una potenza economica e un centro di potere
finanziario gestito sempre dai due rami della famiglia che vi si sono