Page 34 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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sente sconfitto. Ha alle sue spalle i veri padroni del movimento in Sicilia,
Marcello dell'Utri e il coordinatore regionale Gianfranco Miccichè, che sono i
garanti della sua candidatura e del suo impegno politico.
Ma l'elezione a presidente della Regione accende i riflettori sul suo
passato, quasi a tutti sconosciuto anche nell'ambiente politico e
giornalistico.
Sarà la denuncia di Rifondazione comunista e direttamente di chi scrive
a rovinare la festa il giorno della sua elezione all'Assemblea regionale
siciliana. Ma è solo l'inizio. Per i due anni di durata del suo governo, il
parlamento regionale è costretto a discutere e ad affrontare ripetutamente
i rapporti tra il presidente e la mafia.
Le storie e le relazioni che di volta in volta vengono alla luce
rappresentano uno spaccato della Sicilia, delle sue contraddizioni, del
carattere avvolgente di Cosa nostra e della sua capacità di creare relazioni
e vincoli in mondi e realtà sociali distanti dagli stereotipi della vecchia
mafia contadina e barbara con coppola e lupara.
Vite parallele
Il professor Giuseppe Provenzano, nonostante il suo cognome e lo stesso
paese d'origine, Corleone, non ha alcun rapporto di parentela e nessun
legame familiare con l'altro e più noto Provenzano, Bernardo, latitante da
quasi mezzo secolo e ormai da anni, dalla fine del dominio di Totò Riina,
capo indiscusso di Cosa nostra.
Il boss, come quasi tutti i figli dei contadini della sua generazione, non
riesce a completare neanche la seconda elementare. Da bambino si ritrova
ad aiutare il padre nel lavoro della terra e, proprio nelle campagne di
Corleone, comincia l'apprendistato di una brillante carriera criminale e
mafiosa che lo porterà a scalare i vertici dell'organizzazione e a
presentarsi, nonostante il suo modesto livello di alfabetizzazione, come il
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più politico e abile mediatore tra i grandi capi di Cosa nostra .
Giuseppe Provenzano, invece, è figlio del rispettabilissimo cavalier
Sebastiano. La sua classe sociale e le sue condizioni familiari gli
consentono, e in un certo senso gli impongono, di lasciare Corleone per
completare gli studi a Palermo, laurearsi e raggiungere la meta
dell'insegnamento universitario, prima nell'ateneo del capoluogo siciliano e
poi all'Università di Pavia.
Tranne una piccola parentesi di impegno politico nel Psi, come
consigliere comunale nel suo paese d'origine, è proiettato solo sulla
carriera universitaria e sulla sua professione di commercialista: è abile