Page 25 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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come se Cosa nostra avesse definitivamente vinto e non si possa far altro
che rassegnarsi alla sconfitta.
Eppure la realtà attuale è ancora più dura del passato.
Quelle di oggi, come quelle di ieri, sono storie di presidenti della
Regione, sindaci, manager, imprenditori, banchieri, deputati, assessori
regionali, alti burocrati. Storie di incontri con boss, di scambi di favori e
spartizione di appalti, di amministrazioni di banche, di gestione di cliniche
private e ospedali pubblici. Storie di acqua, di rifiuti e di cemento. Storie di
spioni di Stato e di talpe istituzionali
Sono vicende siciliane e nazionali, apparentemente scollegate tra loro,
che rappresentano, invece, le tessere di un nuovo mosaico del potere, di
una visione della politica e dei rapporti sociali, di un'idea dello sviluppo
economico e dei processi di modernizzazione del Mezzogiorno, nei quali
Cosa nostra continua a esercitare una funzione dinamica e una sua
capacità egemonica. È questo suo dinamismo che, in questa fase, la porta
a deideologizzare i suoi rapporti politici, facendogli scegliere, di volta in
volta, interlocutori a destra o a sinistra o ad assumere, con l'elezione
diretta di propri uomini, la rappresentanza istituzionale e politica del
proprio potere sul territorio.
Occorre indagare in questo grumo di interessi e nell'intricata rete dei
nuovi rapporti politico-istituzionali per cogliere il carattere della nuova
soggettività politica di Cosa nostra e la forza della sua ramificazione che, in
Sicilia, riesce da sempre a penetrare in tutte le strutture della società, delle
istituzioni, dell'economia e del potere.