Page 24 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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e  di  oggettiva  e  obbligata  applicazione  delle  leggi  e  dell'azione  penale.
          Anzi,  attraverso  un'accurata  regia  mediatica,  sempre  più  spesso  i
          magistrati vengono collocati preventivamente sul banco degli imputati, per
          delegittimarne  il  lavoro  e  deviare,  nell'opinione  pubblica,  le  ragioni  delle

          inchieste  e  dei  processi.  Anche  l'occasione  di  questa  sentenza,  da  una
          parte viene vissuta con impaccio e dall'altra è utilizzata a questo fine.
              In questa situazione, la società civile e i movimenti antimafia restano
          silenziosi e sono incapaci di mobilitarsi.

              Andreotti e la vecchia mafia con la quale aveva rapporti rappresentano
          il passato, quasi un problema da consegnare alla storia e ai suoi studiosi,
          come è scritto nella sentenza della Corte d'appello di Palermo.
              In  questo  silenzio,  il  ministro  Carlo  Giovanardi,  tra  i  fondatori  della

          neodemocristiana  Udc,  nel  suo  libro Storie  di  ordinaria  ingiustizia,  a
          proposito  di  Andreotti  può  affermare  tranquillamente  che  «per  motivare
          assoluzioni e condanne abbiamo letto raffinate teorie sociologiche, brillanti
          analisi politiche, singolari ricostruzioni storiche, spericolati collegamenti che

          poco  hanno  a  che  fare  con  la  logica,  molte  dichiarazioni  di  pentiti  e
          nessuna  prova  che  hanno  fatto  dire  a  molti  che  semplicemente  questi
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          processi non avrebbero mai dovuto essere celebrati» .
              Ovviamente Giovanardi parla solo dell'assoluzione, si guarda bene dal
          citare i contenuti della sentenza e i riferimenti alle «due fasi» della vita
          politica  del  Senatore,  cosi  come  vengono  descritte  nella  sentenza  di
          appello.
              Non c'è dubbio, invece, che Andreotti andasse processato, non solo per

          rispettare il dettato costituzionale in relazione all'obbligatorietà dell'azione
          penale,  che  non  può  fermarsi  alle  soglie  del  potere  e  distinguere  tra
          cittadini di serie A e cittadini di serie B. Ma perché, di fronte alla quantità di

          testimonianze  e  di  prove,  sarebbe  stato  inconcepibile  il  contrario.  Altra
          cosa  è  il  giudizio  di  merito  sullo  sviluppo  del  processo,  sul  livello
          complessivo dell'impianto accusatorio, sull'utilizzazione del ricco materiale
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          di prova . Ma questa è materia più impegnativa e troppo complessa per le
          limitate  competenze  giuridiche  di  chi  scrive.  Una  cosa,  invece,  appare
          incomprensibile, anche soltanto leggendo le motivazioni che pretendono di
          supportarla, e cioè l'assoluzione per un uomo che viene dichiarato essere

          stato  organico  e  corresponsabile  dei  fini  di  un'organizzazione  criminale
          come Cosa nostra.

              In ogni caso, i rapporti tra mafia e politica non si sono fermati a Lima e
          Andreotti,  permangono  e  si  alimentano  di  nuovi  protagonisti  e  nuovi

          interlocutori,  anche  se  le  vicende  degli  ultimi  anni  e  dei  giorni  nostri
          provocano poche reazioni sia nella sfera politica che nell'opinione pubblica,
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