Page 125 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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vicende giudiziarie, Cuffaro scrive: «Alcune trasmissioni televisive hanno
offerto della Sicilia una rappresentazione inaccettabile [...] i meridionali
devono chiedere una rappresentazione più equilibrata della loro realtà». E
a Giovanni Pitruzzella che lo interroga sull'uso che lui, Totò vasa vasa, fa
del bacio nel suo modo di fare politica dà una risposta che, alla luce di
questi fatti, appare macroscopica: «...la comunità non è fatta di soggetti
astratti ma di persone concrete, ciascuna delle quali chiede in primo luogo
di essere considerata per quello che è. Tutto ciò non può essere liquidato
sbrigativamente come clientelismo e confuso con l'uso a fini privati delle
risorse pubbliche. [...] Il clientelismo si basa sul rapporto di scambio
utilitaristico (consenso in cambio di un certo uso del potere); il bacio tra il
presidente e uno dei tantissimi siciliani non c'entra niente con questo. È
simbolo di una solidarietà umana, di una capacità di umanizzare la politica
[...] È coerente con il funzionamento di qualsiasi istituzione democratica
che gli individui chiedano ai politici di risolvere oltre alle grandi questioni
collettive anche i problemi personali che dipendono dall'attività dei pubblici
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poteri» .
Anche questo libro e i suoi contenuti, più o meno corrispondenti alla
reale cultura politica di Cuffaro, fanno parte del mosaico che abbiamo
denominato «cuffarismo».
Il nodo vero riguarda la natura di questo sistema di potere, la sua
pervasività, la rapidità nell'accumulazione del consenso e dei voti in una
società che, senza alcun impaccio, se ne sente largamente rappresentata e
garantita.
L'insieme delle vicende giudiziarie, dalle quali emerge un intreccio di
responsabilità che riconduce sempre allo stesso gruppo politico, ripropone
un interrogativo più volte emerso nelle storie raccontate in questo libro.
Quale può e deve essere il rapporto tra responsabilità politica e
responsabilità penale?
E chi traccia il limite oltre il quale un rappresentante delle istituzioni, in
questo caso la massima istituzione dell'isola, può continuare a occupare il
suo posto, di fronte ad accuse gravissime che ne pregiudicano la credibilità,
sino a mettere in discussione non più il ruolo della persona ma la
legittimità dell'istituzione stessa?
E quanto, e fino a che punto, l'elezione diretta del presidente della
Regione da parte del popolo rappresenta la fonte della legittimità e della
permanenza nella funzione?
Nel modello presidenziale scelto come forma di governo per la Sicilia, in
una vicenda come quella che ha investito Cuffaro, soltanto l'arresto può
rappresentare motivo di impedimento e quindi provocare le dimissioni del
presidente, con relativo scioglimento dell'Assemblea regionale.