Page 123 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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Fratelli


          L'acqua  e  la  mafia,  in  Sicilia,  rappresentano  un  binomio  antico,  come
          testimoniano le marce contro la sete guidate da Danilo Dolci a Partinico e

          nella valle del Belice negli anni '60.
              In  Sicilia  l'acqua  ha  sempre  rappresentato  un  dramma  per  la
          popolazione e un affare per la politica e la mafia.
              Stato  e  Regione  hanno  speso  migliaia  di  miliardi  per  costruire  dighe,

          ammodernare reti, affrontare l'emergenza. Eppure nell'isola, solo nel 2002
          sono andati dispersi 193 litri di acqua prò capite al giorno. Per questi motivi
          il  governo  nazionale,  nel  1999,  decide  di  nominare  un  commissario
          straordinario  per  fronteggiare  la  crisi.  Sono  noti  gli  interessi  comuni  di

          politici e mafia nella gestione degli appalti, nei tempi di consegna di dighe
          in  costruzione  da  vent'anni,  nel  controllo  di  pozzi  privati  per  irrigare  le
          campagne, con il prezzo dell'acqua che lievita per effetto di tariffe stabilite
          dalle cosche.

              Il  governo  nazionale,  consapevole  di  questi  problemi,  nomina
          commissario straordinario un generale dei carabinieri, Antonio lucci.
              Il generale comincia a fare una mappa dei problemi, sblocca gli appalti,
          sequestra pozzi, denuncia le commistioni affaristico-mafiose. Ma non dura

          molto.
              Nel 2001, Berlusconi pensa bene di prorogare lo stato di emergenza,
          ma sostituisce il generale lucci con il presidente della Regione, Cuffaro, che
          diventa  cosi  commissario  di  se  stesso,  essendo  la  Regione,  di  cui  è

          presidente, l'ente che il governo nazionale commissaria. Cose della politica
          italiana! Mentre quelle che seguono sono cose della politica siciliana.
              Cuffaro,  per  non  sovraesporsi,  nomina  come  vicecommissario  un
          magistrato  della  Corte  dei  conti,  che  dovrebbe  essere  un  organo  di

          vigilanza  sull'operato  della  Regione  stessa,  quindi  anche  del  suo
          presidente.
              Il  magistrato  contabile  è  Romeo  Palma  ed  è  fratello  del  sostituto
          procuratore aggiunto di Palermo, con la delega proprio alle indagini sulla

          pubblica  amministrazione,  Anna  Palma.  La  magistrata,  a  sua  volta,  è
          moglie  del  preside  della  facoltà  di  Medicina  e  primario  del  reparto  di
          radiologia del Policlinico dove lavora anche la moglie del presidente della
          Regione e con lei un altro medico, Aldo Carcione, socio di Michele Aiello, il

          proprietario della clinica Villa Teresa di Bagheria, anche lui indagato per
          associazione mafiosa e coinvolto nella vicenda delle talpe nella Procura di
          Palermo.
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