Page 122 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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Anche Saverio Romano è indagato per concorso esterno in associazione
mafiosa.
Ma Cuffaro non pensa solo al suo gruppo, la generazione dei
quarantenni che assieme a lui è cresciuta tra gli universitari cattolici e il
movimento giovanile della Dc manniniana. Compie anche scelte che danno
il senso della continuità e dell'inamovibilità del potere in Sicilia.
Per esempio, quando si decide di creare Italia Lavoro Sicilia, sul
modello della società nazionale voluta dai governi dell'Ulivo per i lavoratori
socialmente utili (Lsu, Lpu ecc.), Cuffaro nomina presidente Mario
D'Acquisto.
D'Acquisto non è certo rappresentante della nuova politica: è
presidente della Regione nel 1980 quando, sostenuto da una maggioranza
di restaurazione, succede a Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia il giorno
dell'Epifania dello stesso anno.
D'Acquisto, che viene anche eletto parlamentare nazionale, diventando
presidente della commissione Bilancio e vicepresidente della Camera dei
deputati, con Salvo Lima, è per venti anni uomo di punta della corrente
andreottiana in Sicilia: sono gli anni degli accordi con don Vito Ciancimino e
con gli esattori mafiosi Nino e Ignazio Salvo.
Si ricordano ancora, il 1° maggio del 1982, i fischi che gli impediscono
di parlare, da presidente della Regione, davanti alla bara di Pio La Torre, il
segretario regionale del Pci ucciso dalla mafia assieme al suo autista,
Rosario Di Salvo.
Anche lui ora, a quasi ottanta anni, ha un ruolo che gli consente di
continuare a gestire centinaia di miliardi da una stanza a fianco a quella
che occupò, oltre venti anni fa, da presidente della Regione.
Non credo che tutto ciò avvenga per caso, che una ragnatela cosi
ramificata di uomini e interessi, si definisca quasi casualmente senza una
regia politica.
Anzi, sono convinto che ciò sia il prodotto dello scontro interno allo
stesso campo politico e sociale tra Forza Italia e Udc.
Quando i neodemocristiani decidono di emanciparsi da Forza Italia e di
riconquistare parte del loro tradizionale bacino elettorale transitato verso il
partito azzurro, decidono di competere sullo stesso terreno, di riacquisire il
sistema di relazioni politiche sul territorio e il blocco sociale che per anni
aveva alimentato il consenso democristiano.
In queste relazioni politiche e in questo blocco sociale la mafia ha
sempre avuto un suo ruolo e con essa si è sempre scesi a patti.
Esattamente come per la vicenda Andreotti, era quindi necessario riaprire
l'interlocuzione e dimostrarne l'utilità. È esattamente quello che, io credo,
sia avvenuto.