Page 119 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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caso isolato, il danno è limitato, quando diventa sistema in Sicilia si
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incontra inevitabilmente la mafia» .
Per il segretario regionale dei Ds, Antonello Cracolici, invece «non
bisogna chiedere le dimissioni per un avviso di garanzia» e non bisogna
partecipare al voto, perché «non si può trasformare il Parlamento in un
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tribunale del popolo» .
Il centrodestra ovviamente difende il presidente e c'è chi, come il leader
di Nuova Sicilia, Bartolo Pellegrino, costretto alle dimissioni alcuni mesi
prima a seguito delle vicende legate all'indagine sulla mafia di Monreale,
propone l'estensione dell'immunità parlamentare anche per i deputati
regionali, mentre il segretario dell'Udc, Raffaele Lombardo, propone
l'estensione del lodo Maccanico anche ai presidenti delle regioni.
È davvero una strana idea del primato della politica quella che in quei
giorni si afferma sulla stampa e nel dibattito tra i partiti: il presidente della
Regione è pesantemente coinvolto in gravi vicende di mafia e il parlamento
non può votare per non trasformarsi in un tribunale.
Alla fine del dibattito, Cuffaro incassa la fiducia della Casa delle libertà
e la mozione di sfiducia di Rifondazione comunista prende due soli voti a
favore, il mio e quello di Santo Liotta. Il centrosinistra non partecipa ad
alcuna votazione.
La squadra
Al di là delle vicende giudiziarie, si impone una analisi sul ruolo, la natura e
la riorganizzazione del potere in Sicilia e sulla capacità o la volontà politica
che le istituzioni hanno di rendersi impermeabili alle collusioni e alla
penetrazione mafiosa.
La trasparenza del potere e delle istituzioni, il loro essere strumenti per
rispondere agli interessi generali è la vera condizione per rompere il
circuito virtuoso che alimenta i rapporti di scambio nel quale la mafia si
inserisce.
È in questo contesto che va analizzato il «cuffarismo», come filosofia e
pratica del potere in Sicilia, parafrasando la definizione di «andreottismo»,
in rapporto alle pratiche di doppiezza politica di Andreotti.
In effetti, con l'elezione diretta del presidente della Regione saltano le
tradizionali forme di mediazione politica, il parlamento conta sempre
meno, il governo è di nomina presidenziale e c'è uno spostamento di poteri
sul presidente e la sua funzione.
Cuffaro, che si è formato alla scuola democristiana di Calogero
Mannino, utilizza il suo ruolo per compiere una doppia operazione: rigenera