Page 124 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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Carcione  è  amico  del  preside  della  sua  facoltà,  come  del  presidente
          della Regione e, dai tempi della scuola, conosce anche un altro magistrato,
          Guido Lo Forte, che, però, dichiara di non frequentarlo da anni.
              In riferimento a questo grumo di relazioni, l'opinionista della Repubblica

          Maurizio  Barbato,  il  28  novembre  del  2003  scrive:  «Ciò  che  impressiona
          non è tanto il gioco inevitabile del sospetto e della calunnia; nemmeno che
          nessuna  delle  personalità  pensi  finora  di  scostarsi  almeno  un  poco  dalla
          mansione che svolge. Ci turba, e ci interroga, alla Simenon, ciò di cui non

          hanno  una  vera  colpa  soggettiva.  Che  tanto  formidabile  potere,  in  una
          repubblica  ben  congegnata,  possa  entrare  in  così  pochi  metri  quadrati,
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          quanto un appartamento di famiglia» .

              Ma,  oltre  alla  rete  del  potere  pubblico,  Cuffaro  si  occupa  anche  degli
          affari  familiari,  compiendo  un  salto  comportamentale  rispetto  ai  vecchi
          notabili democristiani. In questo, si dimostra più simile alle logiche dei suoi
          coinquilini di Forza Italia, molti dei quali hanno affari in settori economici in

          cui la politica interviene con sostegni e finanziamenti diretti.
              Cuffaro e i suoi fratelli hanno costruito un impero economico. Assieme,
          con  diverse  quote  societarie,  gestiscono  una  miriade  di  attività

          imprenditoriali e di società distribuite tra Agrigento e Brescia. I campi di
          attività  spaziano  dal  settore  metalmeccanico  -  Officine  Meccaniche
          Agrigentine  -  agli  autotrasporti  da  turismo  -  Cuffaro  Tours,  Cefalù
          Autoservizi,  Gamma  bus  -  a  quello  finanziario  -  Fin.Co  di  Brescia  -per
          arrivare, ovviamente al turismo.

              In  questo  settore  i  fratelli  Cuffaro  si  mettono  in  società  con  i  famosi
          vitivinicultori siciliani Fabio e Giacomo Hopps. Cuffaro e Hopps danno vita a
          due  società,  una  gestisce  un  grande  albergo  situato  nel  salotto  bene  di

          Palermo, l'altra gestisce l'Hotel Capo Rossello a Realmonte, in provincia di
          Agrigento, coinvolto in una brutta vicenda di abusivismo edilizio, essendo
          costruito, come dicono i dépliant, a 30 metri dal mare.
              Il problema è che in queste società, i fratelli Hopps detengono il 26,6%,
          i fratelli Cuffaro il 27,6% e il resto Sviluppo Italia, la società del ministero

          del Tesoro che ha stipulato accordi e convenzioni con il governo regionale
          e  con  il  presidente  della  Regione.  La  società  riceve  miliardi  sia  dal
          ministero del Tesoro che dal ministero dell'Industria, anche se alla stipula

          degli accordi non compare il presidente, ma il fratello Silvio che, però, con
          il presidente lavora a stretto contatto, essendo funzionario dell'assessorato
          regionale agli Enti locali e, da quando Totò è presidente, «comandato» dal
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          fratello nel suo gabinetto al palazzo della presidenza .
              Nel  suo  libro Il  coraggio  della  politica,  scritto  a  quattro  mani  con  il
          professore  Giovanni  Pitruzzella  poco  prima  che  venisse  investito  dalle
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