Page 129 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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ricordando che il loro partito è l'erede di Pio La Torre, e dopo una
settimana partecipano a una manifestazione di solidarietà in un grande
locale pubblico di Enna stracolmo di sostenitori del deputato.
Anche per Crisafulli si ripete il rituale della solidarietà e dei baci.
Dopo qualche giorno, mentre è in corso una seduta dell'Assemblea
regionale, Mirello entra nell'aula parlamentare, elegantissimo, con un
vestito di lino bianco e il suo cappello Borsalino a falde larghe, bianco
anche questo, quasi a dimostrare e rivendicare una purezza e un candore
impropriamente violato: tutti i deputati, da destra a sinistra, lasciano i loro
banchi per corrergli incontro, lo circondano, lo abbracciano e costringono il
presidente di turno a dichiarare la seduta sospesa per cinque minuti,
quanto basta ai parlamentari per completare il rito. Io rimango seduto,
quasi da solo e tra l'imbarazzo di alcuni colleghi dei Ds, anche se,
essendone diventato amico negli anni di comune attività parlamentare,
due giorni prima, dopo averne chiesto le dimissioni con dure dichiarazioni,
gli avevo telefonato per dirgli che apprezzavo il gesto dell'autosospensione
dalla carica istituzionale.
A febbraio del 2003, la procura della Repubblica di Caltanissetta, a
conclusione delle indagini ha archiviato la sua posizione e lo ha prosciolto
da ogni addebito.
Rimane però un giudizio sui fatti e su alcuni comportamenti, anche se
Crisafulli potrà affermare che questo è frutto di una diversa, e meno
elastica della sua, visione della legalità.
Ritornano quindi gli interrogativi. È cosi normale che un esponente
politico, per di più di sinistra ed erede di quel Pci di Pio La Torre che si
continua a commemorare il 30 aprile di ogni anno, giorno del suo omicidio,
incontri il capomafia della sua città, da tutti noto e conosciuto per questo
suo ruolo, e parli con lui di politica e di appalti, di assunzioni e di
finanziamenti?
Poco importa se il politico interceda o no alle richieste del boss, e
Crisafulli, come dicono gli stessi magistrati, non lo ha fatto. Ma cosa può
pensare il cittadino che entra nel bar o il commerciante che paga il pizzo o
l'operaio al quale viene taglieggiato anche lo stipendio se, davanti a una
tazza di caffè, vede in atteggiamento amichevole l'uomo d'onore - già stato
in carcere e condannato a 11 anni di reclusione e in attesa di un nuovo
processo - e il vicepresidente del parlamento siciliano?
Può solo pensare che il concetto di legalità, come dal suo punto di vista
dice Mirello, in Sicilia è davvero troppo elastico.