Page 107 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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Dina e Borzacchelli sono i più impegnati a sostenere le richieste della
          clinica  di  Aiello.  La  struttura  effettua  prestazioni  avanzatissime,  non
          previste nei tabellari sanitari della Ausl e della Regione e rimborsate con
          calcoli forfettari.

              Anche  per  sollecitare  le  cifre  da  pagare  ad  Aiello,  i  messaggi  e  gli
          importi viaggiano su foglietti di carta, i «pizzini», esattamente come quelli
          di  Bernardo  Provenzano,  ma  in  questo  caso  i  messaggeri  sono  deputati
          regionali e consiglieri comunali.

              Le  istituzioni  sono  sensibili  e,  nonostante  non  sia  accreditata  o
          convenzionata,  a  Villa  Santa  Teresa  arrivano  miliardi  a  non  finire:  in  un
          solo giorno, l'8 ottobre del 2002, riceve oltre 15 miliardi di vecchie lire, in
          liquidazione di delibere proposte dal distretto sanitario di Bagheria, con le

          pratiche istruite sempre dagli stessi due funzionari, Lorenzo Ianni e Michele
          Giambruno, che verranno anch'essi arrestati nel corso dell'inchiesta.
              Solo negli ultimi due anni, tra il 2001 e il 2003, l'Ausl 6 di Palermo ha
          dato ad Aiello oltre 100 miliardi.

              Il giorno del suo arresto, nella filiale di Bagheria del Banco di Sicilia, i
          finanzieri trovano un conto corrente con 14.331.113 euro, oltre 28 miliardi
          delle  vecchie  lire,  un  titolo  obbligazionario  di  8.779.767  e  un  altro  di
          9.967.618,  praticamente  altri  35  miliardi  di  lire.  Numerosi  conti  correnti

          erano  anche  distribuiti  in  altre  banche  di  Palermo  e  tutti  con  cifre
          miliardarie.




                                                    Mangialasagne



          La commissione Sanità dell'Assemblea regionale siciliana, che ha il compito
          di definire i tabellari per i rimborsi alle Ausl e interviene direttamente nella
          politica sanitaria, ha un presidente di tutto rispetto, Vincenzo Lo Giudice,
          anche lui deputato dell'Udc.

              È originario di Canicattì, grosso centro in provincia di Agrigento di cui è
          stato sindaco. Nella sua lunga carriera politica ha ricoperto vari incarichi di
          governo,  compresi  quelli  di  assessore  regionale  al  Territorio  e  ai  lavori
          pubblici,  guadagnandosi  l'appellativo  di  «mangialasagne»,  a  indicare  una

          particolare propensione nel suo modo di fare politica.
              Conquista titoli su tutti i giornali perché alle elezioni regionali del 1996,
          nel pieno di una guerra di mafia che insanguina i comuni del suo collegio
          elettorale,  sceglie  come  sottofondo  musicale  del  suo  spot  elettorale  la

          colonna sonora del film Il padrino.
              Con i boss non ha solo affinità musicali. Per quattro anni i poliziotti della
          squadra mobile di Agrigento intercettano ogni sua telefonata, seguono ogni
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