Page 103 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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di  potere  tra  l'ala  tecnocratica  di  Forza  Italia  -  che  ha  come  riferimento
          politico Miccichè e come strumento di governo l'assessore Cittadini - e gli
          ex  democristiani  dell'Udc,  che  hanno  nel  presidente  della  Regione,  Totò
          Cuffaro, il perno di un sistema di potere clientelare che attraversa sia la

          sanità pubblica che quella privata.
              È in questo contesto che si possono comprendere le vicende che hanno
          coinvolto Cuffaro e un'intera struttura di uomini e di potere a lui legati.
              Sullo sfondo, i processi di privatizzazione del settore avviati dal ministro

          della  sanità  Girolamo  Sirchia  e  dal  governo  Berlusconi,  con  la  scelta  di
          dividere  la  Sicilia  in  due  grandi  aree  per  avviare  la  sperimentazione  di
          alcuni poli ospedalieri di eccellenza. Così, dopo le elezioni del 2001, nella
          Sicilia  orientale  arriva  dal  Nord  una  grande  holding  finanziaria,  la

          Humanitas,  che  interviene  su  una  serie  di  cliniche  private  e  comincia  a
          penetrare  negli  ospedali  pubblici  e  nella  Sicilia  occidentale  arrivano  le
          convenzioni  con  l'ospedale  San  Raffaele  di  Milano  e  con  la  Fondazione
          Mauceri di Pavia.

              Di  fatto,  attraverso  la  creazione  di  fondazioni,  il  sistema  privato
          acquisisce interi pezzi della sanità pubblica.
              Non è estraneo a questo disegno, voluto da Forza Italia ma contrattato
          con Totò Cuffaro, il capo di gabinetto di quest'ultimo, Salvatore Taormina,

          che  per  anni  ha  lavorato  fianco  a  fianco  con  il  presidente  della  Regione
          Lombardia,  Roberto  Formigoni,  che  di  questo  modello  di  governo  della
          sanità è stato e continua a essere l'alfiere.




                                                    Camici e cimici



          Privatizzare la sanità in Sicilia non è la stessa cosa che farlo in Lombardia.
          Anche  in  Lombardia  sono  emersi  intrecci  politico-affaristici  attorno  alle
          cliniche e alle case di cura private, ma in Sicilia è diverso.

              Infatti,  una  fetta  così  grande  della  spesa  pubblica  regionale  non  può
          non stimolare gli appetiti di Cosa nostra. Lo stesso avviene per la sanità
          privata, che rappresenta un'occasione di investimento e di ripulitura per la
          grande massa di capitali disponibili nelle mani dei boss mafiosi.

              Non ci vuole molto: basta trovare un imprenditore con buone amicizie e
          buoni  agganci  politici  disposto  a  offrire  il  proprio  nome  e  la  propria
          intraprendenza, funzionari e dirigenti delle Ausl pronti a farsi corrompere,
          politici amici impegnati a «sostenere» la bontà delle prestazioni sanitarie

          offerte dalle strutture private e a fargli ottenere i finanziamenti.
              Funziona così, perché la mafia, quando fa le cose, le fa in grande: può
          anche  controllare  il  piccolo  laboratorio  di  analisi  di  paese,  e  ciò
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