Page 101 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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Mettere le mani sulla sanità significa controllare uno dei più grandi
sistemi di appalti e di affari della Regione e, nello stesso tempo, avere la
possibilità di gestire un bacino politico-clientelare e di consenso elettorale.
Per questo, dopo il 1992, anno della riforma De Lorenzo, il ministro della
Sanità rimasto tristemente famoso per lo scandalo del sangue, in Sicilia la
Dc e il Psi scelgono la sanità come uno dei terreni della loro competizione
politica.
Ma il risultato della lotta tra i principali partiti di governo dell'isola non è
la razionalizzazione della spesa sanitaria e la qualificazione delle
prestazioni da offrire ai cittadini, quanto la moltiplicazione della spesa
regionale e l'esplosione delle piante organiche, con l'assunzione di migliaia
di medici, infermieri, portantini e la creazione di primariati decisi a
tavolino, con la conseguente costruzione e moltiplicazione di nuovi reparti
nei diversi ospedali. Primariati e reparti funzionali più alla gestione dei
collegi elettorali di questo o quel deputato che ne ha sponsorizzato e
favorito la nomina che alle esigenze reali del servizio sanitario.
Un luminare di fama mondiale, il chirurgo italo-americano Corrado
Marini, nel 2001, dopo aver vinto il concorso per primario di chirurgia
d'urgenza all'ospedale Civico di Palermo, rinuncia al trasferimento in Sicilia
perché - cosi dichiara alla stampa - «è la mafia a decidere la spartizione
dei primariati e le sorti della sanità siciliana».
Il chirurgo dice una mezza verità, in effetti decidono la mafia e la
politica che con essa tratta, media o, nel migliore dei casi, fa finta di non
vedere.
La sanità dei Cittadini
Proliferano anche le convenzioni con cliniche, laboratori e strutture
sanitarie private.
I dati sono incredibili ma veri: in Sicilia sono registrati 1502 rapporti
convenzionali contro i 52 della Toscana e i 60 dell'Emilia Romagna, per
citare due regioni «rosse», o i 30 del Veneto, per avere come riferimento
una regione «bianca».
Nel 2002, soltanto per finanziare case di cura e centri specializzati
privati, la Sicilia ha speso oltre 1200 miliardi di vecchie lire e la cifra è
sicuramente in aumento per i prossimi anni.
Di fatto, le strutture private convenzionate rappresentano un'estensione
del Servizio sanitario regionale pubblico, essendo la Regione il soggetto
che rimborsa i servizi erogati.
Forse proprio per questo, dopo le elezioni regionali del 2001, Forza