Page 99 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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V. Non solo baci










                                                    Salute pubblica


          La Regione Sicilia ha un bilancio enorme e, per la grandezza delle sue cifre,
          unico  nel  panorama  delle  regioni  italiane.  Il  costo  della  sua  autonomia

          speciale, nel corso degli anni, si è ampliato a dismisura, come i costi della
          macchina  burocratica,  degli  enti  regionali,  dei  consorzi  di  bonifica,  delle
          opere pie.
              Costa molto anche il Parlamento regionale, orgoglio di chi lo frequenta

          e ne fa parte, ma sempre più lontano dalla gente, che lo identifica con la
          cattiva politica dei troppi governi affaristi e corrotti che si sono succeduti e
          con  le  pratiche  consociative  dei  suoi  inquilini.  Guai  a  chiamarlo  consiglio
          regionale o a chiamare un suo deputato consigliere, come spesso avviene

          ai giornalisti continentali. Si rischiano accuse di ignoranza e l'ignoranza non
          fa onore quando si parla del più antico parlamento d'Europa.
              Ma  la  cosa  che  più  costa,  in  Sicilia,  è  la  sanità.  Costa  molto  quella
          pubblica e ancora di più quella privata, che poi privata non è, vivendo essa

          stessa di convenzioni e di soldi sborsati dalla Regione.
              Negli ospedali, nei presidi sanitari, nelle Ausl siciliane lavorano decine e
          decine di migliaia di persone: il principale settore occupazionale pubblico
          dell'isola.

              Il  bilancio  della  Regione  supera  i  40.000  miliardi  di  vecchie  lire  e  di
          questi, più di 15.000, sono sotto le varie voci che riguardano la sanità. E
          non sono i soli. Vanno aggiunti altri 2000 miliardi circa di fondi statali per
          l'edilizia ospedaliera che in effetti, però, vengono utilizzati per altro, visto

          che nessuno riesce a controllare dove finiscano realmente i soldi risucchiati
          nella voragine senza fondo del buco della spesa sanitaria.
              Credo  che  non  esista  in  nessuna  regione  e  in  nessun  governo,  di
          qualunque colore politico, un assessore regionale al Bilancio che dichiari,

          come ha fatto quello della Sicilia, che non si riesce a conoscere in modo
          analitico  dove  vanno  a  finire  i  soldi  della  sanità.  Addirittura  i  tempi  di
          verifica della spesa sono dilatati in almeno cinque anni. Eppure, ben due
          riforme  sanitarie  nazionali  prevedevano  il  controllo  di  gestione,  al  quale

          dovrebbe  essere  vincolato  sia  l'assessorato  regionale  alla  Sanità  che  le
          Ausl.
              In Sicilia, nonostante le ripetute denunce dei sindacati, nessuno se ne è
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