Page 104 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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sicuramente  accade,  ma  quando  deve  investire  grandi  cifre  delle  proprie
          ricchezze,  sceglie  un  polo  sanitario  di  eccellenza,  in  linea  con  i  nuovi
          indirizzi di politica sanitaria dei governi nazionale e regionale.
              Passare  dalla  mafia  dei  colletti  a  quella  dei  camici  bianchi  non  è

          difficile,  il  collante  è  sempre  lo  stesso:  i  soldi  e  i  legami  con  il  potere
          politico.
              Michele Aiello, l'imprenditore di Bagheria proprietario della clinica Santa
          Teresa,  è  la  persona  giusta.  Anche  il  suo  percorso  imprenditoriale  e

          finanziario,  da  piccolo  imprenditore  edile  fino  a  diventare  il  più  grande
          contribuente  del  fisco  in  Sicilia  nel  2000,  è  emblematico  dell'evoluzione
          della mafia economica e finanziaria e di come questa, con la sua grande
          disponibilità di soldi, non rappresenti - a proposito di sanità - un punto di

          infezione in un corpo sano, ma sia diventata uno dei fattori strutturali del
          tessuto economico e imprenditoriale siciliano.

              Michele  Aiello  comincia  la  sua  carriera  nell'edilizia  e  sviluppa  la  sua

          impresa, la Straedil, appaltando lavori per la costruzione di quel reticolo di
          strade interpoderali delle quali, come una ragnatela, è disseminata l'intera
          Sicilia.
              Secondo l'ex boss di Caccamo, Nino Giuffrè, prima uomo di fiducia di

          Bernardo  Provenzano  e  ora  collaboratore  di  giustizia,  «attraverso  Aiello,
          Cosa  nostra  ha  il  monopolio  della  costruzione  delle  strade  interpoderali
          della Sicilia».
              Giuffrè  spiega  anche  il  meccanismo  attraverso  il  quale  agisce  Cosa

          nostra:  «Viene  fatta  una  cooperativa  delle  persone  a  cui  interessa  la
          strada, poi viene avanzata richiesta di contributi e la Regione interviene a
          finanziare  questi  lavori».  Secondo  Giuffrè  «Aiello  ha  un  discorso
          direttamente  con  Provenzano»  e  infatti,  già  nel  1994,  vengono  trovate

          alcuni foglietti di carta, i famosi «pizzini», con i quali il capo di Cosa nostra
          raccomanda l'imprenditore. In uno di questi, molto dettagliato, il capomafia
          ordina:  «Ditta  Aiello:  deve  fare  lavoro  strada  interpoderale  a  Bubudello
          Lago di Pergusa e strada interpoderale al bivio Catena-Piazza Armerina».

          Cosi è stato, come hanno verificato anche i carabinieri del Ros individuando
          un sistema di affari miliardario.
              Per esempio, solo nel comune di Caccamo, il paese del boss Giuffrè, tra
          il  2000  e  il  2002,  Aiello  realizza  dodici  strade  per  un  importo  di  oltre  5

                                                                                49
          miliardi di vecchie lire, tutte appaltate dalla Regione .
              Parliamo  di  un  solo  comune,  ma  se  fosse  vero  che  Aiello  aveva  il
          monopolio nell'intera regione, allora sarebbe più che comprensibile come in
          pochi anni sia riuscito a diventare l'uomo più ricco della Sicilia.

              Bernardo  Provenzano  non  è  il  solo  ad  avere  a  cuore  le  sorti
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