Page 100 - Amici come prima. Storie di mafia e politica
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mai preoccupato e tutto è andato avanti senza alcun controllo.
              Basti pensare che all'assessorato regionale alla Sanità non riescono a
          separare la spesa farmaceutica tra quella degli ospedali pubblici e quella
          delle strutture convenzionate.

              Infatti, uno dei primi scandali della sanità siciliana, all'inizio degli anni
          '90,  scoppia  proprio  attorno  a  questo  problema,  quando  la  Regione,  per
          volontà di un assessore regionale democristiano, Bernardo Alaimo, decide
          di comprare e distribuire i lettori ottici per il controllo contabile delle ricette

          mediche e dei farmaci, oltre cinque milioni di ricette all'anno.
              Le case farmaceutiche si preoccuparono addirittura di regalare a tutti i
          medici  delle  particolari  penne  nere,  il  cui  inchiostro  avrebbe  favorito  la
          lettura  ottica,  ma  dei  lettori  nessuno  ha  mai  trovato  traccia,  né  nelle

          farmacie  ospedaliere  né  in  quelle  private  e  neanche  nelle  Ausl,  che
          avrebbero dovuto e dovrebbero effettuare i controlli finali.
              Eppure la spesa farmaceutica riguarda decine di miliardi al mese. Così,
          con una soluzione tutta siciliana, si decide di effettuare i controlli contabili

          a  campione,  con  gruppi  di  farmacie  selezionate  dagli  uffici  delle  Ausl  di
          mese in mese e che vengono avvisate preventivamente del controllo che
          avverrà nel mese successivo.
              Non credo che tra i farmacisti dell'isola, siano essi in buona o in cattiva

          fede,  onesti  o  imbroglioni,  esistano  fessi  che  non  siano  in  grado  di
          «mettere i bollini a posto», come dicono in gergo tra di loro.
              Ovviamente,  una  così  grande  quantità  di  denaro  e  un  numero  così
          impressionante  di  persone  occupate  in  questo  modo  non  possono  non

          stimolare appetiti politici e appetiti mafiosi.

              Gli ospedali sono grandi centri di potere e in essi i primari hanno un
          ruolo essenziale.

              Essere  primario  vuol  dire  avere  il  controllo  di  medici  e  infermieri,
          decidere  promozioni  e  carriere,  acquistare  macchinari  per  centinaia  di
          milioni,  scegliere  le  case  farmaceutiche,  avere  la  possibilità  di  «fare
          favori». Quanta gente entra in ospedale per un ricovero o un esame per la

          telefonata dell'amico, del politico, del funzionario dell'Ausl, dell'assessore o
          del consigliere comunale e quanti, invece, attraverso la normale trafila e le
          consuete interminabili liste d'attesa?
              Può sembrare incredibile, ma, in Sicilia, la gestione dei posti letto e dei

          ricoveri ospedalieri è uno degli elementi di scambio politico-clientelare che
          riguarda migliaia e migliaia di persone. La cosa più intollerabile è che non
          parliamo  di  una  pratica  il  cui  iter  va  accelerato  tra  i  meandri  della
          burocrazia regionale, ma della salute e della sofferenza delle persone.
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