Page 951 - Shakespeare - Vol. 4
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È vero: e guarda come quegli abiti
Mi stanno bene addosso.
Molto meglio di prima. Allora
I servi di mio fratello
Erano miei uguali − ora,
Appartengono a me.
SEBASTIANO
Ma la tua coscienza?
ANTONIO
E dove sta di casa, costei?
Se fosse un gelone
Mi farebbe almeno portare le pantofole −
Ma io non sento nel petto
Questa divinità.
Anche venti coscienze
Messe tra me e Milano
Dovrebbero gelare e poi sciogliersi
Prima di infastidirmi.
Guarda tuo fratello:
Certo non varrebbe
Più della terra dove giace
Se fosse quello cui somiglia,
E cioè un morto − che io,
Con questa lama obbediente,
Con soli tre pollici,
Posso mettere a letto per sempre.
Mentre tu, allo stesso modo,
Puoi fornire un sonno perpetuo
A questo vecchio rottame,
A questo Sor Prudenzio,
Tanto perché non ci faccia la predica
Per la nostra azione.
In quanto a tutto il resto,
Trangugeranno le nostre istruzioni
Come il gatto lecca il suo latte,
Ripeteranno l’ora che vorremo noi