Page 661 - Shakespeare - Vol. 4
P. 661
infangasse la sua nobile madre: di questo non sei, no,
responsabile; ma l’ultima − O signori,
quando ho finito, gridate “ahimè” − la regina, la regina,
la più dolce, cara creatura è morta; e la vendetta per ciò
deve ancora discendere.
UN NOBILE
Il cielo non voglia!
PAOLINA
Vi dico che è morta: lo giuro. Se parola o giuramento
non bastano, andate a vedere: se saprete riportare
colore, o luce al suo labbro, al suo occhio,
tepore fuori o respiro dentro, io vi servirò
come servirei gli dei. Ma, tu tiranno!
Non pentirti per queste cose, perché sono troppo pesanti
per esser rimosse dalle tue lamentazioni: per te
c’è solo la disperazione. Avessi anche mille ginocchi
e diecimila anni per digiunare, nudo
su un monte desolato, in continuo inverno
e tempesta perpetua, non riusciresti a muovere gli dei
a guardare dalla tua parte.
LEONTE
Continua, continua:
non potrai mai dirmene di troppo; ho meritato
che ogni lingua mi dica il suo più amaro.
UN NOBILE
Smettete ora:
comunque stiano le cose, avete torto
a esprimervi con tanta veemenza.
PAOLINA
Mi dispiace:
so riconoscere le mie colpe, quando
le vedo. Ahimè! Ho dato troppo sfogo