Page 664 - Shakespeare - Vol. 4
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e, prendendo fiato per mettersi a parlare, gli occhi
le diventarono due fontane; esaurito lo zampillo,
tosto ruppe in queste parole: “Buon Antigono,
poiché il destino, contro la tua migliore natura,
ha scelto te per colui che abbandonerà
la mia povera bambina, come hai giurato,
ci sono in Boemia abbastanza luoghi remoti,
là potrai piangere, e abbandonarla al pianto; e poiché la bimba
è da considerare persa per sempre, Perdita,
ti prego, chiamala. Per questa triste consegna,
a te affidata dal mio signore, non rivedrai più
tua moglie Paolina”. Quindi, tra strida,
svanì nell’aria. Spaventato assai,
col tempo mi ripresi, e pensai
che così era successo, e non in sogno. I sogni son vanità:
ma per una volta, proprio, superstiziosamente,
da questo sogno mi farò guidare. Io credo
che Ermione ha patito la morte; e che
Apollo desidera, questo essendo veramente il frutto
di re Polissene, che sia messo qui,
per la vita o per la morte, sulla terra
del suo vero padre. Buona fortuna a te, germoglio!
Ti lascio qui, e qui c’è la tua storia: e questi oggetti, 33
che, la fortuna aiutando, potranno farti educare, carina,
e restare tua dote. La tempesta incomincia: povera cosina,
che per colpa di tua madre sei così esposta
all’abbandono e a ciò che può seguire! Piangere non so,
ma il cuore mi sanguina; e sono maledetto
per il giuramento che a questo mi costringe. Addio!
Il giorno si fa sempre più cupo: avrai
un’assai rude ninna-nanna. Non vidi mai
cielo più buio di giorno. Un rumore selvaggio!
Ch’io raggiunga la nave! Ecco l’animale: 34
Per me è la fine!
Esce, inseguito da un orso.
(Entra un pastore.)